Tuttavia, molta gente passa i nove decimi della propria esistenza a immaginare ogni genere di avvenimenti spiacevoli, tutte le disgrazie che possono piombare su di loro e sulla loro famiglia, tutte le malattie che possono contrarre, tutte le sofferenze che dovranno forse sopportare.
“L’ ‘immaginazione’ e il ‘sogno’ sono esempi del cattivo funzionamento del centro intellettuale.
“L’osservazione dell’attività dell’immaginazione e del sogno costituisce una parte molto importante dello studio di sé.
“In seguito l’osservazione dovrà portarsi sulle abitudini in generale.
Ogni uomo adulto è intessuto di abitudini, benché il più delle volte non se ne renda affatto conto e possa anche affermare di non avere alcuna abitudine; che è un caso da escludersi.
Tutti e tre i centri sono pieni di abitudini e un uomo non può mai conoscersi senza aver prima studiato tutte le sue abitudini.
La loro osservazione e il loro studio sono particolarmente difficili perché, per vederle e per ‘constatarle’, occorre sfuggire ad esse, rendersene libero non fosse che per un solo momento.
Fin tanto che un uomo è governato da un’abitudine particolare, non può osservarla; ma fin dal suo primo tentativo, per quanto debole, di combatterla, egli la sente e la nota.
Per tale ragione, per osservare e studiare le abitudini, occorre cercare di lottare contro di esse.
Questo ci apre una via pratica di osservazione di sé.
Ho detto in precedenza che un uomo non può cambiare nulla in se stesso, che può soltanto osservare e ‘constatare’.
È vero.
Ma è anche vero che un uomo non può osservare e ‘constatare’ nulla se non tenta di lottare contro sé stesso, vale a dire contro le sue abitudini.
Questa lotta non può dare dei risultati immediati; essa non può condurre ad alcun cambiamento permanente o duraturo.
Ma rivela ciò che c’è da vedere.
Senza lotta, un uomo non può vedere di che cosa è fatto.
La lotta contro le piccole abitudini è molto difficile e molto fastidiosa, ma, senza di essa, l’osservazione di sé è impossibile.
“Fin dal primo tentativo di studio dell’elementare attività del centro motore, un uomo viene a urtarsi con le sue abitudini.
Per esempio, può voler studiare i propri movimenti e osservare come cammina.
Ma non riuscirà a far questo per più di un istante, se continua a camminare nel modo abituale.
Al contrario, se comprende che il suo modo di camminare è fatto di un certo numero di abitudini: passi di una certa lunghezza, una certa andatura, ecc. … e se tenta di cambiarla, cioè di camminare più o meno svelto, di allungare più o meno il passo, sarà capace di osservare sé stesso e di studiare i suoi movimenti quando cammina.
Se un uomo vuole osservarsi mentre scrive, deve notare il modo in cui tiene la penna e tentare di tenerla in modo diverso; allora l’osservazione diventa possibile.
Per osservarsi, un uomo deve cercare di non camminare nel modo in cui è abituato, di sedersi in modo inconsueto, deve stare in piedi quando ordinariamente sta seduto, sedersi quando abitualmente sta in piedi, fare con la mano sinistra i movimenti che è uso a fare con la mano destra e viceversa. Tutto ciò gli permetterà di osservarsi e di studiare le abitudini e le associazioni del centro motore.
“Nel campo delle emozioni, è molto utile tentare di lottare contro l’abitudine di dare immediatamente espressione alle emozioni sgradevoli.
Molte persone trovano assai difficile trattenersi dall’esprimere i loro sentimenti circa il cattivo tempo. E ancora più difficile non esprimere emozioni sgradevoli quando ritengono che l’ordine o la giustizia, così come li concepiscono, sono stati violati.
“La lotta contro l’espressione delle emozioni sgradevoli non è soltanto un eccellente metodo di osservazione di sé, essa ha pure un altro significato.
È una delle rare direzioni nelle quali un uomo può cambiare e cambiare le sue abitudini senza provocarne altre indesiderabili.
Per tale ragione l’osservazione di sé e lo studio di sé devono accompagnarsi fin dall’inizio ad una lotta contro l’espressione delle emozioni sgradevoli.
“Se segue tutte queste regole osservando sé stesso, un uomo scoprirà una quantità di aspetti molto importanti del suo essere.
Per cominciare, constaterà con chiarezza indubitabile, il fatto che, le sue azioni, i suoi pensieri, i suoi sentimenti e le sue parole sono il risultato di influenze esteriori, e che nulla proviene da lui.
Egli comprenderà e vedrà che è effettivamente un automa che agisce sotto l’influenza di stimoli esterni.
Egli sentirà la sua completa meccanicità.
Tutto accade, l’uomo non può ‘fare’ nulla.
È una macchina comandata dall’esterno da chocs accidentali.
Ogni choc richiama alla superficie uno dei suoi ‘io’.
Un nuovo choc, e questo ‘io’ scompare, un altro prende il suo posto.
Un altro piccolo cambiamento nel mondo che lo circonda, ed ecco ancora un nuovo ‘io’.
“L’uomo comincerà da quel momento a capire che non ha il minimo potere su sé stesso, che non sa mai ciò che potrà dire o fare un momento dopo, che non può rispondere di sé stesso, non fosse che per qualche istante.
Capirà che, se rimane lo stesso e non fa nulla di inatteso è semplicemente perché non si verifica alcun cambiamento esteriore inatteso.
Capirà che le sue azioni sono interamente comandate dalle condizioni esterne e che non ha in sé nulla di permanente dal quale possa venire un controllo, non una sola funzione permanente, non un solo stato permanente”.
Tratto da Ouspenski : frammenti di un insegnamento iniziatico sconosciuto
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