giovedì 29 ottobre 2009

RIFLESSIONI: ....sulla preghiera! e... sull'egoismo

L’egoismo nella preghiera

......W.W.: Oggigiorno molte persone hanno dimenticato come si prega. Qualcuno si ricorda magari di pregare non appena le cose gli vanno male, quando ha dei desideri per sè, oppure prega per ottenere qualcosa di preciso per un suo congiunto. Questo egoismo nella preghiera non conduce proprio ad un effetto contrario?
P. A.: Quando diciamo che porta ad un effetto contrario si potrebbe pensare che il mondo spirituale possa sentirsi obbligato a distribuire delle punizioni. Ma nel registro della libertà non esiste la punizione. Ogni persona è ciò che fa di se' stesso, oppure non è ciò che non fa di se stesso.

Da questo punto di vista l’egoismo nella preghiera è come ogni altro egoismo: una regressione nel proprio sviluppo.

Perché alla fine di una preghiera egoistica l’uomo è diventato più egoista.

E’ tuttolì.

Il mondo spirituale non ha in aggiunta il bisogno di dargli addosso.

Dopo una “preghiera” del genere – che in realtà è l’opposto di una vera preghiera – l’uomo è diventato più egoistico di prima.

La mano protettiva di Dio s’estende sempre su di noi

W.W.: Ma si può davvero chiedere qualcosa alle entità spirituali in una situazione di crisi?

P.A.: Dare al mondo spirituale l’incarico di far pervenire qualcosa ad un amico o ad un nemico, è fuori luogo perché il mondo spirituale sa meglio di me cosa è utile per questa persona.

E’ diverso però, se io prego che questa persona possa fare il meglio possibile di ciò che gli succede, che possa svegliare le migliori forze dell’Io per superare questa situazione.

Questo secondo atteggiamento nella preghiera è positivo.

Una cosa del genere va sempre bene per chiunque.

W.W.: L’atteggiamento di preghiera per una situazione d’emergenza personale sarebbe dunque quello di pregare il mondo spirituale che succeda ciò che deve succedere, e non di chiedere che ci vada meglio?

P. A.: Una persona non starà meglio desiderando che la crisi non avvenga, ma solo quando ne avrà ricavato il massimo.

Mi ricordo ancora con molta precisione il momento in cui a dieci anni entrai in seminario, quando il padre disse a mio papà: «Preghi affinché Cristo tenga la sua mano stesa sopra questo bambino».
E mio padre gli rispose: «No, così non pregherò.
Pregherò che questo bambino non sottragga mai la sua testa da questa mano».

Per mio padre era chiaro che l’uomo può ritirare la sua testa in qualsiasi momento, perché fa parte della sua libertà.

Ma la mano protettrice di Dio è sempre presente.

Quando una persona vive una malattia, chi sono io per ritenere più giusto che egli non la subisca?

Non vuol dire che io auguri questa malattia a quella persona. Ma si deve sapere che è una presunzione desiderare che questa malattia non ci sia quando è già realmente lì.

Se potessi veramente eliminarla con il mio desiderio, io sottrarrei alla persona in questione le forze decisive che potrebbe acquisire solo attraverso la malattia.

Posso però sempre aiutarla, con la mia preghiera di ricavarne il meglio grazie alla sua libertà.



Voler vivere senza egoismo è una grandissima illusione

W.W: Supponiamo che qualcuno sia malato e che si indirizzi la propria preghiera all’angelo del medico del malato chiedendo che possa dargli degli impulsi per trovare le medicine più adatte alla sua guarigione. Sarebbe egoistico?

P.A.: Da un certo punto di vista è senz’altro egoistico.

Ma io non ho nulla contro l’egoismo.

Il principio del cristianesimo non è: ama il tuo prossimo più di te stesso, perché sarebbe una illusione e inoltre impossibile, ma: ama il tuo prossimo come te stesso.

Che voi desideriate che l’altra persona continui a vivere per voi, va bene.

Ma se non si aggiunge anche l’altruismo desiderando che questa persona viva altrettanto per se' stesso, allora qualcosa non funziona.

Non è, però, perché l’egoismo sia sbagliato, ma perché manca l’altruismo.

Che si desideri qualcosa per se stessi fa parte dell’amor proprio che è assolutamente indispensabile.

Si deve soltanto con assoluta precisione ed onestà controllare se è presente solo questa dimensione dell’egoismo, oppure se c’è anche la dimensione dell’amore per il prossimo.

La differenza fondamentale tra l’amore per il prossimo e l’amore per se stessi è che l’amor proprio non è liberamente scelto, è presente automaticamente.

L’amore per il prossimo invece è una libera scelta, perché non è mai automaticamente presente.

W.W.: Anche quando si cerca di pregare regolarmente, - cioè, anche in quei momenti in cui tutto va bene -, e soprattutto si cerca di pregare in modo disinteressato, partendo da un sentimento d’amore per il prossimo, spesso questo è accompagnato da una lieve componente di egoismo: credere che alla fin fine qualcosa possa saltar fuori anche per se stessi.

Accetterebbe anche questa piccola parte di egoismo?

P.A.: La piccola parte di egoismo non mi basta, perché io prendo l’egoismo tanto seriamente quanto l’altruismo. L’egoismo c’è sempre, appieno, non può essere altrimenti. Se pensassi di non essere egoistico, vivrei nella più grande delle illusioni.

W.W.: Ma io posso anche dare qualcosa a qualcuno senza augurarmi che mi venga qualcosa in cambio.
Credo che l’uomo possa permettersi questo disinteresse, - privo di ogni componente egoistica.

P.A.: Ma ciò che io desidero è contemporaneamente la gratificazione del dono.
L’egoismo indispensabile in questo caso non consiste nell’aspettarmi qualcosa dall’altro,
ma nel fatto che ricevo direttamente qualcosa dal mio dono, e cioè: la gioia di potermi sentire qualcuno che dona.

Questo tipo di egoismo deve esserci per forza e va bene.

Rimane solo la domanda se sia lì da solo.

W.W.: Ma non deve essere così per forza che si voglia godere donando, anche se spesso potrebbe essere così!

P.A.: Invece sì, ognuno lo vive così, spesso senza saperlo.

Non è importante se ne siamo consapevoli o meno.

E’ l’espressione del proprio essere che è egoistico in modo sano.

Il mio essere si esprime, si manifesta come essere che dona.

Perciò è una grandissima illusione voler abolire l’egoismo.


Per poterlo fare dovrei abolire me stesso, e questo di nuovo non serve al mondo.

In questa condanna dell’egoismo consiste una delle moralizzazioni più grosse, più vaste della storia dell’umanità.

Si pensa che colui che ama gli altri più di se stesso sia un uomo migliore.

Così si vuole Cristo “Supercristo”.

Ed invece ciò che conta è che siamo tutti membri di un unico corpo, il corpo di Cristo.
Non si può amare un membro più di un altro. O amo l’intero organismo, ma allora con tutti i suoi membri, me stesso incluso, oppure non amo l’intero organismo.

O c’è benessere per tutti, oppure rovina per tutti.

In ciò che è cristiano, cioè veramente umano, non esiste la salvezza privata, perché non c’è un’esistenza privata nell’unità dell’organismo umano.


TRATTO DA: le dimesioni della preghiera,intervista con Pietro Archiati

Nessun commento: