sabato 23 agosto 2008

il principio della certezza - seconda parte-

Il principio della certezza

In quel momento Michael doveva prendere una decisione.

Avrebbe dovuto reagire con paura, panico e rabbia oppure
far ricorso a ciò che aveva imparato studiando la Kabbalah
- compresa la lezione nascosta della separazione delle ac-
que del Mar Rosso - e optare per un intervento proattivo?

Ecco quanto aveva imparato riguardo agli Israeliti messi alle strette a un passo dal baratro.

Gli Israeliti fuggirono e, certo, le acque del Mar Rosso (come tutte quelle della Terra) si separarono magnificamente.

Ma non fu Dio a farlo.

Quando Dio chiese a Mosè perché Lo stesse invocando,Egli lasciò sottointendere che Mosè e gli Israeliti avevano il potere di separare da soli le acque del Mar Rosso.

Dio stava rivelando una delle Leggi Spirituali della Vita: Vinci la tua natura reattiva e il cielo ti risponderà aiutandoti a vincere le leggi di Madre Natura, poiché entrambi sono intimamente connessi.


Per riuscire nell'impresa, però, è necessaria la certezza assoluta.



È questa la segreta chiave di lettura della storia.


Gli Israeliti furono costretti a entrare nel mare e avanzarono con certezza assoluta prima che una sola goccia d'acqua cominciasse a dividersi. Dovettero resistere all'immensa incertezza radicata nella loro natura.

In effetti, i saggi cabalisti spiegarono che il Mar Rosso non si divise fino a che le acque non raggiunsero le narici degli Israeliti. Quando l'acqua cominciava già a riversarsi loro in gola, gli Israeliti rinunciarono al controllo ed ebbero fede
nella salvezza.

Misero la loro vita nelle mani della Luce.

Un istante dopo respiravano aria fresca mentre le acque si separavano ergendosi verso il cielo.


Anche Michael stava per annegare. Guardò il suo commercialista e disse: « Il direttore non ha mai rubato quei soldi.

Quei soldi non sono spariti ».

Poi aggiunse: « Non potrai mai perdere qualcosa che è veramente tuo.

Quindi il denaro deve saltare fuori, e se non succede è perché fin dall'inizio non mi apparteneva ».

Michael stava affrontando la situazione con un atteggiamento proattivo: non avrebbe reagito ad alcun esito, né positivo né negativo. Ecco la chiave. Era certo che, qualsiasi fosse stato il risultato, sarebbe stato il migliore per la sua
crescita e la sua comprensione spirituale.

Anche il suo commercialista aveva una certezza: Michael doveva essere completamente uscito di testa!

« Devo starmene qui senza fare nulla? » gridò l'uomo.
« Non dovremmo chiamare la polizia e avviare un'indagine? Qui stiamo cercando di amministrare un'azienda! »

H commercialista era completamente arroccato nella convinzione che il denaro fosse stato rubato.

Michael ci mise un'ora per convincerlo a prendere almeno in considerazio-
ne un'altra possibilità.

« In primo luogo » disse Michael « voglio che valuti la pos-sibilità che il denaro non sia sparito. Secondo, se manca, non è mai stato nostro. Lo avremmo perso in un altro affare o l'anno prossimo avremmo avuto profitti inferiori perché ci sarebbe stato un calo nelle vendite pari alla cifra che adesso ci manca. In altre parole, sta' sicuro che qualsiasi cosa accadrà, sarà giusta. Dobbiamo avere la certezza che il risultato sarà il migliore da una prospettiva spirituale. Una volta che ti sei convinto di questo, procedi e fa' quello che faresti normalmente in una situazione di questotipo. »

Sebbene il commercialista non afferrasse del tutto ciò di
cui Michael stava parlando, la mattina seguente tornò
con la notizia che ottantottomila dollari erano improvvisa-
mente saltati fuori in una banca a Winnipeg, in Manitoba
(Canada).
« Abbiamo trovato gli assegni » spiegò il commercialista.
Non potendoli incassare, il manager li aveva depositati e
si era tenuto tutto il contante.
« No » replicò Michael « non ha rubato il contante. Salterà
fuori anche quello.

Nessuno può prendere ciò che ci appartiene legittimamente. E, se non salta fuori, significa che fin dall'inizio non era nostro. »


Di nuovo Michael cercava proattivamente di non essere
uno schiavo, di non restare alla mercé dell'esito, positivo
o negativo che fosse. In seguito si scoprì che il manager vo-
leva veramente rubare i soldi, ma che un paio di giorni do-po essere arrivato in Florida aveva avuto un ripensamento.

In effetti telefonò lui stesso a Michael per confessarglielo.
« Non ho alcun dubbio che il concetto cabalistico di certez-
za abbia giocato un ruolo fondamentale in ciò che accad-
de » disse Michael in seguito. « Se non avessi fatta mia la
lezione della Kabbalah, avrei mandato due uomini armati
di mazze da baseball a scovare il ladro. Probabilmente non
lo avrebbero mai trovato e sarei ancora in perdita di oltre
centomila dollari. In questa sordida faccenda la pressione
mi sarebbe salita alle stelle e mi sarei abbandonato a sen-
timenti negativi, al desiderio di vendetta e al vittimismo.
Grazie al cielo sono libero da tutto questo. »




Secondo molti insegnamenti spirituali, compresa la Kabbalah, la coscienza crea la nostra realtà. Ciò che desideriamo è quanto riceviamo. Se siamo incerti, riceviamo l'energia dell'incertezza. Se reagiamo alle crisi con la preoccupa-
zione e il pensiero negativo, accresciamo la probabilità di un esito doloroso.
Ma le cose possono cambiare radicalmente. Possiamo mettere fine alla nostra incertezza, ai nostri dubbi.

Possiamo buttare all'aria i piani dell'Avversario. Opporre Resistenza
significa lasciarsi permeare dalla Luce.


tratto da Yehuda berg il potere della kabbalah

il potere della certezza - prima parte -



Il potere della certezza


Fuggendo gli Egizi, gli Israeliti finirono con le spalle al muro sulle sponde del Mar Rosso. Il faraone e il suo esercito stavano per sferrare l'attacco, decisi a sterminarli. All'improvviso il Mar Rosso si divise, creando due imponenti mura d'acqua che s'innalzavano fino al cielo. Secondo lo Zohar tutte le acque della Terra si divisero ergendosi verso il cielo. E gli Israeliti ebbero la loro libertà.

Mentre il faraone e il suo esercito si facevano sempre più
vicini, Mosè aveva gridato aiuto a Dio.

Lo Zohar insegna
che Dio gli rispose con una misteriosa domanda: « Perché mi chiami? »

In queste parole si cela una profonda verità
spirituale.

Non fu Dio a separare le acque del Mar Rosso!


Anzi, fu addirittura sorpreso quando Mosè lo invocò.

Ma
se non fu l'onnipotente Creatore a separare le acque, chi è stato?






Molti millenni dopo si verificò un'altra crisi.

Pur non es
sendo davvero una questione di vita o di morte, lo sembrò a coloro che vi erano coinvolti.

La storia è vera, anche se i
nomi sono stati cambiati.

Michael era proprietario di una grande azienda con filiali in tutta l'America del Nord. Dopo una delle migliori stagio-ni di vendite nella storia della sua compagnia, andò a Miami con la moglie e i figli per una vacanza di dieci giorni.

Il giorno stesso del suo rientro dalle ferie, il commercialista entrò nel suo ufficio e, con malcelato imbarazzo, gli spiegò che durante le ultime tre settimane di dicembre uno dei direttori commerciali aveva falsificato le distinte di versamento delle sue vendite. Il denaro non era mai stato versato sul conto dell'azienda e, come se non bastasse, era stato proprio il loro miglior manager a farlo, quello che gestiva la filiale con il fatturato più alto.
«Quanti soldi mancano?» chiese Michael.
Il commercialista deglutì e gli disse: « Ci ha fregato centocinquemila dollari ».
Michael si versò un bicchiere d'acqua e ne bevve un picco lo sorso. Ecco come ricorda quel momento: «Dovevo prendere una decisione fondamentale. E dovevo prenderla alla svelta. Potevo mettere in pratica quanto avevo imparato studiando la Kabbalah oppure buttare tutto all'aria, vista la quantità di soldi che c'era in ballo. Stava a me decidere... »

Tra la separazione delle acque del Mar Rosso e la perdita di Michael di oltre centomila dollari era passato un enorme lasso di tempo, ma fu la conoscenza della Kabbalah a permettere - tanto agli antichi Israeliti quanto a un moderno uomo d'affari - di trovare una sorprendente via d'uscita.


tratto da: Yehuda Berg il potere della kabbalah

Kabbalah e dieta ?

tratto da : IL POTERE DELLA KABBALAH di Yehuda Berg

Sforare la dieta

Barbara è in sovrappeso di quindici chili. È a dieta e va in
palestra da un paio di settimane. Ma poi qualcuno le offre
una fetta di torta al cioccolato, la sua preferita. L'istinto
reattivo del suo corpo sarebbe quello di ringraziare e accet-
tare. Ma nella mente di Barbara si crea un conflitto: deve
dimenticarsi della dieta e ricominciarla lunedì o tirar dritto
con il suo programma?
Barbara cerca di fare leva sulla sua forza di volontà. Fa ap-
pello a tutte le sue forze nel richiamare alla mente la pas-
sione che animava la sua determinazione iniziale di perde-
re peso. Vuole disperatamente ritrovare quell'originario
senso di dedizione a uno stile di vita più sano. Ebbene sì,
vuole riuscire a entrare di nuovo nei vecchi jeans! Barbara
vuole che il suo obiettivo di perdere peso si realizzi. Sa che
deve resistere.
Qualcun altro si presenta all'improvviso sulla scena: l'Av-
versario riempie la mente di Barbara di desideri vividi e
impellenti e lei sta lentamente soccombendo al pensiero
di quel dolce meraviglioso. Alla fine cede a questo forte de-
siderio reattivo.
Una volta che ha perso il controllo, Barbara potrebbe an-
che mangiare la torta: è quello che le dice di fare l'Avversa-
rio. E la mangia: un sapore delizioso. Il corpo di Barbara si
gode una botta di zuccheri. E le sostanze a base di canna-
bis nel cioccolato inducono lo stesso stato di euforia provo-
cato dalla marijuana. Il cioccolato, inoltre, agisce come
surrogato dell'amore, perché contiene una sostanza stimo-
lante che genera lo stesso tipo di eccitazione che proviamo
quando ci innamoriamo. Il grasso del cacao stimola la pro-
duzione di oppiacei nel cervello di Barbara, che a sua volta
generano ulteriori sensazioni di piacere. Inoltre, c'è una
vecchia e amata conoscenza, la caffeina, che pompa il cer-
vello e scarica adrenalina nel sistema cardiocircolatorio.
Gratificazione istantanea!
Ma la storia non è finita. L'onda di piacere si esaurisce al-
l'improvviso. Gli zuccheri nel sangue crollano. Barbara va
in tilt. In termini cabalistici la Luce della torta si è bruciata
in un cortocircuito, e ora Barbara è dominata da vecchie e
ben note sensazioni: colpa, rammarico, depressione e delu-
sione.
Se Barbara avesse resistito al desiderio reattivo di divorare
la torta mangiando una mela, corpo e anima si sarebbero
sentiti soddisfatti. Non in modo così intenso, ma in manie-
ra più temperata, bilanciata e appagante. E, cosa più im-
portante, ventiquattr'ore dopo, avrebbe provato sentimenti
di soddisfazione, stima di sé e appagamento.
Ogni giorno, sul lavoro, nella vita sociale e in quella fami-
gliare dobbiamo prendere decisioni difficili. Dobbiamo
continuare a reagire a tutti quegli stimoli esterni prove-
nienti da ogni direzione? O dobbiamo fermare queste rea-
zioni per portare un po' di sanità spirituale nelle nostre
vite?

Per qualche ragione, non è facile resistere alla gratificazio-
ne immediata. Orientiamo le nostre menti verso il traguar-
do della non reattività, ma quando arriva il momento ve-
niamo sviati dal piacere fugace di reagire all'istante. Leg-
gendo tali considerazioni in questo libro, momentanea-
mente ci esaltiamo. Il giorno dopo qualcuno ci insulta,
un affare va a rotoli, qualcuno parla male di noi e ricadia-
mo nella nostra modalità reattiva.
Prima di scoprire perché per noi è così difficile resistere al-
le tentazioni, dobbiamo scoprire un'altra arma dell'arsenale
dell'Avversario.

venerdì 22 agosto 2008

appunti

Quando resistiamo all'impulso di reagire e lasciamo che la
luce inondi il nostro essere, l'energia spirituale che ricevia-
mo ha il potere di trasformare e purificare la nostra co-
scienza. Per esempio, saper semplicemente gestire un attacco
d'ansia non consente di estirpare la radice della nostra
paura né di evitare che si ripresentino altri attacchi.
La Resistenza, invece, riesce a farlo. Se resistiamo con la
ferma convinzione e l'intento di eliminare il Pane della
Vergogna, le nostre azioni andranno dritte al cuore del pro-
blema. In altre parole, la certezza di trasformarsi da entità
reattive in esseri proattivi genererà Luce, e sarà proprio
quest'ultima a mostrarci la radice nascosta che alimenta
la nostra ansia. Inoltre, la Luce scioglierà quel nodo esi-
stenziale e a poco a poco ci libererà dal panico. Nella di-
mensione della Luce - nell'altra realtà - la negatività non
esiste. Grazie alla Resistenza possiamo accedere a quel re-
gno per purificare la nostra coscienza e sradicare una volta
per tutte l'ansia che ci opprime.

mercoledì 13 agosto 2008

appunti

Ecco come Rabbi YtzhakLuria, descrive gli eventi che portarono alla
creazione del mondo:
“Sappiate, che prima che le emanazioni fossero emanate e le creature
create
La semplice luce superiore colmava l’ esistenza intera.
E non esisteva alcuno spazio libero, qualcosa che potesse
assomigliare a un’ atmosfera vuota, a un buco o a una fossa
Ma tutto era occupato da una luce semplice e illimitata.
E non esisteva una parte che potesse dirsi testa o coda
Ma tutto era semplice, soave luce, armonicamente e uniformemente
distribuita
E questa era chiamata la Luce Infinita(or ein sof).
E quando grazie alla Sua semplice volontà apparve il desiderio di
creare il mondo e di emanare le emanazioni
Di portare alla luce la perfezione delle Sue opere e i Suoi nomi e i
Suoi appellativi,
Il quale fu la causa della creazione dei mondi
Egli allora si contrasse nel mezzo
Esattamente nel centro
Egli restrinse la luce (tzimtzum).
E la luce si allontanò verso i lati intorno al punto centrale.
E lì rimase uno spazio vuoto, un’ assenza
Che circondava il punto centrale.
E la restrizione era stata uniforme
Intorno al punto centrale,
In modo tale che lo spazio
Si trovava in equilibrio circolare intorno a questo.
Lì, dopo la restrizione,
Avendo formato un’ assenza e uno spazio,
Esattamente nel centro della Luce Infinita
Si formò un luogo
In cui ciò che era stato emanato e creato potesse risièdere.
Quindi dalla Luce Infinita discese una linea singola(Quav)
Calata dentro quello spazio,
E attraverso questa linea Egli emanò, formò,
Creò tutti i mondi.
Prima che questi quattro mondi apparissero
C’ era un infinito, un nome, in meravigliosa unità occulta,
Tale che anche per il più vicino degli angeli
Era impossibile comprendere l’ infinito,
Dal momento che non esiste mente che possa percepirlo
Perché Egli non ha luogo, né limite, né nome.”





il cabalista RABBINO ISAAC LURIA, XVI secolo

sabato 9 agosto 2008

...la Giustizia ??

... a proposito della giustizia..

“Quantunque ciò che tu dimandi sia la giustizia, pensa a questo, che,nella via della giustizia soltanto, nessuno di noi potrebbe vedere la propria salvezza”


W. Shakespeare: “Il mercante di Venezia”, atto IV, sc1, versi 197-199.

giovedì 7 agosto 2008

la legge del Tikkun



"La legge del « Tikkun »



Come le tradizioni spirituali orientali, la Kabbalah insegna che ciascuno di noi arriva in questo mondo portandosi dietro una « valigia » dalle esistenze precedenti.

In questa va
ligia ci sono tutte le situazioni che ci hanno mandato in cortocircuito nelle nostre vite passate o in un momento dell'esistenza attuale che non riusciamo a ricordare.



Ogni
volta che non sappiamo opporre Resistenza al nostro comportamento reattivo saremo tenuti a correggerlo in un determinato punto nel futuro.


Questo concetto di correzione è chiamato « Tikkun ».


Possiamo avere un Tikkun con il denaro, le persone, la salute, l'amicizia o le relazioni.


C'è un modo molto semplice per identificare il
proprio Tikkun: tutto ciò che ci crea disagio è una parte del nostro Tikkun.


Anche tutte le persone che veramente ci infastidiscono e ci
annoiano sono parte del nostro Tikkun.


Se troviamo diffi
cile dire di no a una persona che ci telefona all'ora di cena cercando di venderci qualcosa, è quello il nostro Tikkun e deve essere corretto.

Se ci imbarazza chiedere lo sconto
all'altezzoso commesso di una boutique, di sicuro quello è il nostro Tikkun.

Se facciamo fatica ad affrontare un
impiegato o un datore di lavoro, la causa scatenante va ricercata nel concetto di Tikkun.


Quando non riusciamo a correggerlo resistendo al nostro
comportamento reattivo, sarà ancora più difficile apportare una correzione in quella determinata area la volta successiva.

Quel particolare tratto reattivo si rafforza.


Il nostro
Avversario si rafforza.



Non soltanto dovremo affrontare
nuovamente il problema, ma sarà anche emotivamente molto più arduo mettere in atto la Resistenza.


E la prossima volta non significa necessariamente la prossima vita:
quelle medesime correzioni possono ripresentarsi incessantemente nella nostra incarnazione attuale.


A volte è fin troppo facile dare la colpa dei problemi che incontriamo in questa vita a un'esistenza passata.

Di solito
combiniamo abbastanza casini in questa vita per garantirci il caos che ci travolge.

È questa la ragione spirituale per
cui si ripresentano sempre gli stessi problemi.

Potrebbero
benissimo emergere con persone diverse a distanza di anni, ma si tratta sempre dello stesso problema di fondo.

Cercare conforto e fuggire il nostro Tikkun genera una gratificazione e un sollievo momentanei, ma sul lungo periodo porta con sé il caos. Invece, più grande è l'ostacolo, più grande è la Luce potenziale.

Una volta compreso ciò, non possiamo più considerarci
vittime.

Anche se ci piace, non possiamo dolerci delle fati
che, dei problemi e delle situazioni « scomode » che ci si presentano, perché tutte quelle difficoltà sono lì per far scendere la perenne Luce dell'appagamento nella nostra vita.

Prima, però, c'è un Tikkun che deve essere corretto...."





TRATTO DA : IL POTERE DELLA KABALAH di Yehuda Berg