mercoledì 30 dicembre 2009

....ercole !!

Questa dualità è la gloria dell’umanità e costituisce anche il problema che ogni essere umano deve risolvere. Padre- Spirito e Madre-Materia s’incontrano nell’uomo ed il lavoro del discepolo diventa quello di liberarsi dai vincoli della madre e rispondere così all’amore del Padre.
Questa dualità emerge anche dal fatto che egli era uno dei gemelli. Leggiamo infatti che uno dei gemelli fu generato da un padre terreno, mentre l’altro era figlio di Zeus. Questa è la grande realizzazione a cui giunge ogni essere umano evoluto e cosciente di sé. Egli diventa consapevole di due aspetti nella sua natura. Uno è la personalità ben sviluppata ed altamente organizzata attraverso la quale abitualmente egli si esprime (mentale, emotiva e fisica), con tutte e tre le parti coordinate in un’unità integrata. L’altra è la natura spirituale, con i suoi impulsi e le sue intuizioni, la sua costante spinta verso il divino e il conseguente conflitto scaturito dalla consapevolezza di tale dualità. Ercole era il discepolo vivente in un corpo fisico, ma capace, a volte, come S. Paolo, di essere “rapito al terzo cielo” e di comunicare con esseri divini. In quello stato egli ebbe la visione del Piano, seppe ciò che doveva fare e percepì la realtà della vita spirituale.

Vi è anche un altro piccolo fatto interessante nella storia della sua vita, che ha attinenza con questa stessa verità. Si dice che, ancora bambino, Ercole uccise il suo gemello. Così egli non era più un’entità divisa, non era più una dualità, ma un’unità formata da anima e corpo. Questa condizione denota sempre lo stadio del discepolo. Egli ha raggiunto l’“unificazione” e sa di essere un’anima in un corpo e non un’anima ed un corpo e questa consapevolezza dovrà ora guidare tutte le sue azioni. La storia racconta che, ancora nella culla, il vigoroso bambino uccise due serpenti, ponendo di nuovo l’accento sulla dualità. Con questo atto egli anticipò il proprio futuro, nel quale avrebbe dimostrato che la natura fisica non lo dominava più, che poteva strangolare il serpente della materia e che la grande illusione non lo teneva più prigioniero. Egli uccise il serpente della materia ed il serpente dell’illusione. Studiando la simbologia del serpente, lo troveremo rappresentato in tre modi: uno rappresenta la materia, l’altro l’illusione e il terzo la saggezza. Quest’ultimo si manifesta solamente quando gli altri due siano stati uccisi.
Questo senso di dualità è il primo stadio dell’esperienza spirituale e caratterizza i pensieri di tutti i grandi aspiranti e mistici del mondo.

TRATTO DA : a.a.bailey, le fatiche di ercole

venerdì 18 dicembre 2009

...nascita del mondo materiale

....Se fate lo sforzo di portare la vostra immaginazione indietro nel tempo, potrete figurarvi lo spazio in cui nulla è visibile; ed in questo spazio - ove sembra esservi il vuoto, ma ove in realtà tutto è pieno, soltanto pienezza invisibile all'occhio - in questo spazio dunque comincia a sollevarsi una leggera nebbia, troppo delicata perfino per essere chiamata una nebbia, però è la parola più vicina ad esprimere questo principio di aggregazione; mentre state guardando, la nebbia diventa più densa e sempre più densa a misura che il tempo passa, aggregandosi sempre più strettamente insieme e rendendo più vasto lo spazio attorno ad essa; finché ciò che sembrava la più lieve delle ombre prende forma, diventa più definita durante il procedimento, e poi se voi foste testimoni di questa costruzione di mondi vedreste la nebulosa diventare densa e sempre più densa, e separarsi sempre più decisamente nello spazio fino a quando un sistema si è formato con un sole centrale ed i pianeti che lo circondano.

E così succede, per quanto malamente espresso, della venuta dello Spirito nella individualizzazione: è come il debole apparire di un'ombra nel vuoto universale, che viceversa è il più pieno di tutti i pieni, e poi quest'ombra diventa una nebbia, e poi acquista una forma sempre più netta, diventando sempre più definita a misura che l'evoluzione procede, finché ecco che là ove sul principio vi era soltanto la più debole delle ombre e poi una nebbia crescente, ora esiste un individuo, uno Spirito: questo è il procedimento figurativo della formazione della coscienza individuale.

E se potete soffermarvi per un momento su questo pensiero, potrete forse rendervi conto come lo Spirito si formi durante il lungo corso dell'evoluzione e come questo Spirito non sia fin dall'inizio una cosa completa che si butta giù, come un nuotatore si tuffa nell'oceano della materia, ma sia costruito lentamente, molto lentamente, o densificato, se ancora posso servirmi di questa immagine, finché fuori dall'Universo appare l'individuo, ed un individuo che sempre cresce a misura, che l'evoluzione procede.

Quello Spirito perdura, come sappiamo, attraverso tutte le vite per infiniti anni, per incalcolabili secoli.

E' l'individuo in via di crescita, e la sua consapevolezza è la consapevolezza di tutto ciò che sta dietro a lui nel processo della sua crescita.


Lo Spirito è quella entità, divenuta oggi possente in alcuni dei Figli degli Uomini; ha dietro di sè un passato accumulato sempre presente alla sua coscienza, che tanto si è allargata durante la marcia sul sentiero da tempo immemorabile percorso; ha quella vasta consapevolezza che racchiude in sè tutte le sue vite e realizza tutto il suo passato.

E quando arriva il tempo di una nuova nascita e nuove esperienze debbono essere raccolte,questo Spirito - che è andato sempre crescendo attraverso le età - proietta una parte di sè stesso in un nuovo involucro destinato a mietere nuove esperienze; e questa parte che si protende ondeggiando verso i piani inferiori, affinché là possa accrescere la sua sapienza di cui si servirà lo Spirito per diventare sempre più grande, questa parte di sè stesso che si protende ondeggiando è ciò che noi chiamiamo la Mente nell'uomo; è la parte dello Spirito che opera nel cervello, che è confinata nel cervello, che è dolorosamente limitata dal cervello, letteralmente oppressa dal peso della carne, che rende la sua consapevolezza offuscata, perché non può farsi strada attraverso il denso velo della materia.

Tutta quella grandezza che noi sappiamo essere la Mente non è che questa parte dello Spirito che lotta, che lavora nel cervello allo scopo di sempre più ingrandire lo Spirito.

E mentre in esso lavora, mette allo scoperto quali siano i poteri dello Spirito, perché è lo Spirito stesso, anche se rivestito delle limitazioni della materia.
Quella parte dello Spirito che si può manifestare per mezzo del cervello è la mente della persona di cui ora stiamo seguendo l'evoluzione.

Talvolta la manifestazione è grande, talvolta è piccola, a seconda del grado di evoluzione raggiunto.

Ma ciò che l'uomo comprende quando è arrivato nella Corte esterna, è che lo Spirito è sè stesso e che la mente è soltanto la sua manifestazione transitoria.

Ed allora egli comincia a rendersi conto che proprio come il corpo e la natura-desiderio devono essere soggetti alla mente, la quale è parte dello Spirito imprigionato, così la mente stessa deve essere soggetta al grande Spirito, di cui per il momento è soltanto una proiezione che lo rappresenta; comincia a rendersi conto che essa è soltanto uno strumento, soltanto un organo dello Spirito, manifestato per compiere un dato lavoro e per la messe che deve raccogliere, per poi essere nuovamente assorbita dallo Spirito.

Rendendosi conto di ciò, quale sarà dunque la posizione del nostro candidato?

La mente impara; a misura che questa mente si mette in contatto col mondo esterno raccoglie dei fatti, li analizza, li cataloga e forma i suoi giudizi su di essi; il risultato di quest'attività va verso l'alto, passa attraverso questa espansione dello Spirito per andare su, o meglio per penetrare lo Spirito; è questo risultato che lo Spirito porta con sè in Devachan, e quivi ne estrae quanto sarà trasformato in saggezza.

Poiché la saggezza è assai differente dal semplice sapere.

Il sapere è tutta quella massa di fatti e di giudizi sui fatti e di conclusioni che ne derivano; la saggezza è l'essenza che viene estratta dal tutto, che è stata assorbita dallo Spirito quale frutto di tutte le sue esperienze, ed è - come già sapete - appunto in Devachan che queste esperienze vengono trasformate in saggezza.

Ma il nostro candidato, che sa tutto ciò, si renderà conto che lo Spirito è l' “Io”, lo Spirito che è passato per tutte quelle vite e che è andato lentamente formandosi durante il processo, quello è l'Io, che poi è il vero sè stesso, per quel tanto che ora può capire.

Ed allora egli comincia a comprendere perché sin dall'inizio gli è stato raccomandato di non confondere l'Io che è eterno con la mente che è soltanto una manifestazione transitoria dell'Io.


La Mente è la manifestazione dello Spirito nel mondo della materia, ed in questo si manifesta per servire agli scopi dello Spirito.

Allora egli comincia a comprendere la risposta che vien data al discepolo quand'egli lancia al Maestro la sua prima supplica per avere da Lui l'insegnamento, quando, dopo aver trovato la strada che conduce alla Corte esterna, egli grida: O Maestro, cosa devo fare per ottenere la saggezza?

O Saggio fra i Saggi, come fare per diventare perfetto?

Ecco le parole che - sembrano strane a tutta prima - escono dalle labbra del Saggio fra i Saggi: “Cerca la Via. Ma, o discepolo, sii di cuore puro prima di cominciare il tuo viaggio. Prima di muovere un passo, impara a discernere il vero dal falso, l'effimero dal durevole” (La Voce del Silenzio).

Ed il Maestro prosegue nella spiegazione della differenza fra dottrina e saggezza - cosa è ignoranza, cosa è conoscenza, e cosa è la saggezza che succede ad entrambi.

E viene poi fatta la distinzione fra la mente “simile ad uno specchio”, che raccoglie polvere mentre riflette, e le “brezze della saggezza dello Spirito che spazzano via la polvere delle nostre illusioni” ....

tratto da : a.besant verso il tempio, pag.22 e seg.

lunedì 7 dicembre 2009

genitori e figli

*(Stazione Celeste)

www.kryon.com

Kryon Risponde

Canalizzato da Lee Carroll


Genitori e Figli


Domanda: Caro Lee/Kryon, è con amore che i libri di Kryon mi sono caduti tra le mani in questo momento del mio apprendimento spirituale. Non riesco a metterli da parte. L’amore che sento quando leggo è traboccante. Ho una domanda. Nel Libro VI hai parlato di slegarsi dai propri figli. Come madre di due ragazzi di 17 e 19 anni, mi preoccupo per loro di continuo. Avranno un lavoro?, saranno felici nella vita?, e così via. Per favore, mi puoi spiegare cosa intendi quando parli di slegarsi da loro? Con amore, da un membro della famiglia.


Risposta: Il consiglio riguarda il prenderti cura di te. Ogni amoroso genitore amerà e si preoccuperà per la vita dei propri figli finché vive. Ma molti genitori vivono la loro vita in base a quanto accade ai loro figli. Quindi il consiglio è di equilibrare te stessa. Sii amorevole e disponibile, ma non permettere che ciò che accade a loro accentri tutta la tua attenzione. Se succede, allora ti assumerai la responsabilità di un’altra libera scelta: ignorerai te stessa e la tua propria spiritualità e darai via il tuo potere.

La miglior cosa che potete fare per i figli cresciuti è di amarli ed inviare loro luce tutti i giorni della loro vita. Sii là con loro, ma non vivere la loro vita per loro.


Kryon

4° Trimestre 2003