lunedì 9 giugno 2008

...come insegnare alla mente..

pellegrinando in rete, ho trovato un bellissimo testo di Annie Besant intitolato "verso il Tempio"!
Inutile aggiungere che fin dalle prime pagine me ne sono innammorato!

qui sotto un picolo estratto che secondo me e' determinante per tutti in periodi come questi...



"....Allora ode un altro insegnamento, che in mistico linguaggio gli dice che egli deve distruggere il corpo lunare e ripulire il corpo mentale; e studiando e cercando di comprenderne il significato, egli impara da più di una allegoria, da più di un simbolo,ormai per lui familiari, che sotto la denominazione di corpo lunare s'intende quel corpo che appartiene a Kama o Desiderio, quello che viene definito come l'uomo astrale; egli impara che questo deve essere distrutto e che il corpo mentale deve essere purificato.

“Ripulisci il tuo corpo mentale” , gli dice il Maestro.

Soltanto togliendo la polvere dell'illusione sarà possibile a quel corpo mentale di rientrare in sè stesso, gli sarà possibile di essere unificato allo Spirito.

Ed ora il candidato comincia a comprendere il lavoro che deve compiere nella Corte esterna, nei riguardi della sua mente. Comincia a rendersi conto che egli stesso, questo Spirito vivente, la cui ascesa dura da secoli, ha adoperato tutta la sua forza per creare uno strumento di cui potersi servire, un servo che deve essere controllato; che la mente, invece di essere un padrone, deve essere uno schiavo ubbidiente, uno strumento nella mano che lo adopera, il servo di chi l'ha emanata.


Quanto più si convince di questo, la natura del suo compito diventa chiara ai suoi occhi ed egli comincia ad allenare la mente.


E nel cercare di fare ciò, fin dall'inizio dovrà cominciare dalle cose più semplici; si accorgerà che la mente cerca sempre di fuggire qua e là, che è dura da controllare e difficile da piegare, come Arjuna se ne rese conto cinquemila anni fa, inquieta e travagliata, turbolenta e difficile da frenare; e comincerà con l'allenarla, come si allena un destriero sul quale si vuol cavalcare, obbligandolo a seguire la via da lui scelta, senza permettergli di saltare siepi e fossati e percorrere la campagna in ogni senso, obbligandolo a seguire la strada scelta dal cavaliere, soltanto quella e nessun'altra.


E così questo nostro candidato nella sua vita di tutti i giorni - perché egli deve compiere tutto questo nella vita del mondo - gradatamente, durante il corso del suo lavoro, allena la mente a pensare in modo consecutivo e definito, e non permetterà a sè stesso di essere sviato dalle molteplici tentazioni che lo circondano, né permetterà alla sua mente di perdersi in ogni
direzione.

Egli si rifiuterà di disperdere il pensiero;

insisterà per fargli seguire un datosentiero;

non accetterà di ricevere la conoscenza in briciole come se non avesse la capacità di seguire un argomento sostenuto; scarterà le infinite tentazioni che lo circondano in quest'epoca superficiale;

leggerà per scelta e per motivo deliberato -essendo così che il pensiero del candidato si allena -, leggerà con volontà ferma degli argomenti profondi, lunghe frasi di controversie che allenano la mente a seguire unadata linea per lungo tempo, e non permetterà al suo pensiero di saltare rapidamente da un soggetto all'altro;

ciò non farebbe che intensificare quella irrequietezza che costituisce un ostacolo sulla sua strada, impedendogli di proseguire il cammino finché non sia completamente rimosso.

E così giorno per giorno, mese per mese, anno per anno egli lavorerà sulla sua mente allenandola in quelle coordinate abitudini di pensiero ed imparerà a scegliere quello che deve pensare.

Non permetterà più ai pensieri di andare e venire; non lascerà più campo ad un pensiero di impossessarsi di lui; nessun pensiero potrà più entrare nella sua mente e fissarvisi, facendo poi forza per non esserne espulso; egli sarà padrone nella propria casa.

Avrà dei dolori nella sua vita quotidiana: non importa, essi gli saranno di aiuto nell'allenamento mentale.

E quando questi dolori saranno molto pesanti, quando le ansietà saranno assai penose, quando egli si sentirà portato a speculare sul futuro ed a rammaricarsi dei dispiaceri che dovrà subire di lì a pochi giorni, a poche settimane o a pochi mesi, egli si dirà: “No, tale preoccupazione non deve rimanere nella mia mente; tale pensiero non deve prendere piede nella mia mente; entro questa mente nulla, deve dimorare che io non voglia, che io non vi abbia invitato.

Tutto ciò che s'insinua senza il mio permesso sarà scacciato oltre i limiti della mia mente”.


Quanta gente rimane sveglia la notte, piena di ansietà, quanta gente quasi uccide sè stessa non per i dolori che ha, ma per le preoccupazioni che questi dolori procurano.


A tutto questo il candidato metterà fine, nulla avverrà nella sua mente se non col suo consenso; egli chiuderà a doppio giro di chiave le porte della mente, escludendone i pensieri che senza invito cercano di entrarvi; questo sarà un vero allenamento, un allenamento lungo e difficile, perché i pensieri ritornano alla riscossa ed egli deve sempre scacciarli.


Ed interminabili volte egli deve ricominciare il lavoro: per poterlo fare non esiste altro mezzo se non quello di prendere un dato pensiero, ogni volta che si presenta, e rifiutare fermamente di dargli asilo. Voi domanderete: “E come fare?”

All'inizio l'impresa riuscirà più facile dando alla mente un altro pensiero di cui occuparsi; in seguito basterà rifiutarsi di ammetterlo.

Ma finché il candidato non è diventato abbastanza forte e sicuro da potersi trincerare dietro le porte chiuse della mente ed ivi rimanere indisturbato, agirà saggiamente sostituendo un pensiero
all'altro;

la sostituzione dovrà essere fatta sempre con un pensiero elevato, che tratti del permanente da contrapporre a quello di cui vuole liberarsi, basato sul transitorio.


Servirà così ad un doppio scopo: a liberarsi dal pensiero transitorio e ad abituare la mente a pensare all'eterno, ad acquistare il senso della proporzione, il senso che il presente è passeggero, per cui non vale la pena di preoccuparsene; in quanto al permanente, rafforzerà l'abitudine della mente a dimorare nell'eterno, questo essendo il segreto di tutta la pace in questo mondo ed anche nell'altro.



A misura che la mente si allena in tal modo ed egli acquista potere su di essa,diventando capace di farla pensare a quanto egli ha scelto e rifiutando di prendere in considerazione quanto egli non vuole prenda posto in essa, il candidato avanzerà di un passo, che è più difficile degli altri due: si ritirerà dalla mente e non penserà più affatto con essa; non perché diventerà incosciente, ma perché andrà alla ricerca di una più profonda consapevolezza; non perché in lui la vita diventerà opaca o letargica, ma perché sarà diventata tanto vivida che il cervello non sarà più capace di contenerla; e con questo aumento di vita interna, con questo accrescersi di energia-vita che fluisce dallo Spirito, egli si accorgerà lentamente che è possibile raggiungere uno stadio in cui il “pensiero” non sarà più il pensiero della mente, ma la consapevolezza dello
Spirito.


Prima che egli riesca a trovare questa coscienza ed a rendersene conto - per così dire - senza soluzione di continuità, egli dovrà passare attraverso quel periodo di sconcerto, di vacuità, di vuoto, che è forse il più doloroso di tutti gli stadi della vita del nostro candidato entro la Corte esterna.

Egli comincerà allora a comprendere debolmente il significato sottinteso nelle parole dell'Istruttore: Frena col Sè Divino il tuo sè inferiore; frena quello Divino con l'Eterno (La Voce del Silenzio).

Il Sè Divino è lo Spirito che deve frenare la mente inferiore; ma oltre lo Spirito vi è l'Eterno, ed in un futuro che stabilmente dimora entro il Tempio, quell'Eterno dovrà frenare il Divino in lui, come il Divino frena il se inferiore.

Lentamente e gradatamente egli impara che la sua sorte è di essere il padrone di tutto quanto lo circonda, o per lo meno di tutto quanto riguarda il pensiero puramente mentale; che giungerà un momento in questa Corte esterna in cui inaspettate tentazioni si affolleranno attorno a lui; tentazioni che non riguardano affatto la natura inferiore, ma che oseranno elevarsi contro quella superiore e che cercheranno di adoperare la mente per distruggere il discepolo, non essendo riuscite a farlo con la natura-desiderio o con le tentazioni grossolane del corpo. E verranno allora quelle subdole tentazioni che insidiano l'uomo interiore, quelle masse di tentazioni che lo assedieranno da ogni parte, mentre egli si sforzerà di salire sempre più in alto seguendo il suo difficile sentiero, tentazioni provenienti dal mondo-pensiero che si assieperanno a lui d'intorno.


Il candidato dovrà avere acquistato un ben completo controllo sulle immagini mentali che egli stesso ha create, prima di essere capace di starsene tranquillo sereno indisturbato in mezzo ad eserciti di fulminei pensieri che si precipitano su di lui, vitalizzati e fortificati non più dalla debole mente degli uomini nel mondo inferiore, ma da un impulso formidabile che ha in sè qualcosa della natura delle forze del piano spirituale - che provengono dal mondo nero e non da quello bianco, da coloro che vorrebbero uccidere lo Spirito e non da quelli che lo vorrebbero
aiutare.

Nella Corte esterna egli si trova faccia a faccia con costoro, che si precipitano su di lui con tutta l'energia delle potenti forze del male; e se egli non ha imparato bene la sua lezione, se non si è allenato ad essere assoluto padrone entro i limiti della mente contro i meschini attacchi a lui diretti nel mondo esterno, come farà per resistere agli attacchi degli eserciti di Mara, il malefico?

Come farà egli per passare il quarto stadio della Corte esterna, intorno a cui questi nemici dello Spirito si addensano e che rifiutano di lasciar passare chiunque non sia perfettamente sereno?

Ed ecco che qui interviene quella forza proveniente dalla fermezza della mente, di quella mente che ora è diventata tanto forte da potersi fissare su ciò che vuole e rimanere indisturbata, non importa quali uragani possano scatenarsi a lei d'intorno;

una fermezza tanto grande, tanto intrepida che nulla di ciò che è esterno può scuoterla, che è divenuta tanto forte che non le occorre più fare nessun sforzo, che non ha più bisogno di uccidere i pensieri ostili, che ha sorpassato lo stadio in cui tale sforzo è necessario; più forte è lo Spirito e minor sforzo richiede la sua azione; più poderoso è il potere e tanto meno sente gli attacchi che vengono dal di fuori.



Poi viene raggiunto quel grande stadio della mente in cui i pensieri cattivi, invece di
essere uccisi, muoiono da sè sulla soglia dell'altare; la mente non ha più bisogno di
uccidere, non ha più bisogno di essere uccisa; essa è divenuta tersa, pura e ubbidiente.



Ed il risultato di ciò che costituisce il principio dell'unione della Mente con lo Spirito,
è che al momento in cui qualcosa di estraneo la colpisce, questo cade morto, ucciso dal suo stesso impeto; non occorre più colpire, perché tutto quanto deve essere colpito cade per il fatto stesso del rimbalzo del suo colpo; ed è di questa fermezza di mente che si tratta quando si trova scritto che la lampada è collocata in un punto appartato ove nessun vento può farla vacillare. E'in quel posto di riposo che la volontà comincia ad essere realizzata; è là che esiste la pace assoluta; è un luogo che si trova all'ombra dei muri del Tempio; ed è di quel posto che intende parlare un'antica Scrittura che dice: “Quando l'uomo è liberato dal desiderio, quando è liberato dal dolore, è allora, nella tranquillità dei sensi che egli contempla la maestà dello Spirito”
(Kathapanishad).


Allora veramente egli vede per la prima volta la luce, non più intermittente, non più come raggio che va e viene, ma in assoluta pace e serenità ove non vi è più né desiderio né dolore; colà la maestà dello Spirito brilla continuamente, e la mente - che ora è come uno specchio lucidissimo - la riflette quale veramente è.


Questa mente che in giorni lontani era uno specchio coperto di polvere, questa mente
che era come un lago increspato dai venti che soffiano da ogni dove, è diventata lo
specchio lucente che riflette perfettamente; è diventata come il lago che rispecchia
fedelmente la montagna e il cielo, gli alberi e le stelle e tutte le sfumature di colore
dei cieli, rimandandole ai cieli donde vennero.

Ma come ciò? Vi è un momento di pericolo prima che ciò avvenga, del quale la voce che ammonisce ha parlato; vi è un momento, prima che sia raggiunto il luogo ove la lampada non vacilla più, in cui la mente diventa come un elefante impazzito nella giungla; come dunque sarà essa domata?



E' l'ultima lotta della mente; è lo sforzo finale dell'inferiore per affermarsi di fronte al superiore, dell'inferiore che sente i ceppi che lo legano - è la rivolta della natura inferiore di cui tutti i libri iniziatici hanno parlato.


In ogni libro che parla della Sapienza Occulta è stato scritto che a misura che il candidato si avvicina alla porta, prima di passare nel Tempio, tutti i poteri della Natura si uniscono contro di lui per trascinarlo in giù; ogni potere che esiste nel mondo si avanza contro di lui; è l'ultima lotta che egli deve sostenere prima che la conquista sia completa. Sui piani superiori vi è pure una lotta, della quale questa è un riflesso; sui piani tanto alti che noi non possiamo neppure immaginarli, sui quali i maggiori dei grandi esseri hanno trovato la loro strada; e questo è simbolizzato dall'ultima lotta del Buddha sotto l'Albero Sacro; quivi venne a lui l'ultima illuminazione che fece di lui il Buddha, con tutti gli eserciti del male raccolti a lui
vicino per l'ultima lotta, per vedere se fosse stato possibile impedirgli il passaggio; e
benché per il discepolo ciò avvenga in piani infinitamente più bassi, pure nella sua
vita vi è una lotta cruciale al momento in cui egli si avvicina alla porta del Tempio.


Come fare per vincere questa lotta? Come fare perché sul sentiero probatorio il discepolo possa calcare le orme di coloro che sono passati prima di lui? Ancora una volta dalle parole dell'Istruttore verrà l'aiuto, dalle sue labbra uscirà un cenno che sarà una guida: “Occorrono, dice la Voce del Silenzio, delle punte per attirare l'Anima verso lo Spirito Diamante” (La Voce del Silenzio).

Che cosa è lo Spirito Diamante?

E'lo che ha perfezionato la sua unione con il vero Sè; è lo Spirito senza macchia, senza falla di nessun genere, trasparente - come è trasparente il diamante alla Luce del Logos, che esso focalizza per gli uomini. Il potente Nome che ho pronunciato in questo momento, come potrei pronunciarne altri che hanno il medesimo significato, benché detti in altre lingue, è quello di uno Spirito che sta al disopra di tutti gli altri, al quale appartiene il titolo di Spirito Diamante, attraverso il quale la Luce del Logos stesso brilla sugli uomini, brilla senza che nulla la offuschi, tanto il Diamante è puro, immacolato, assolutamente perfetto. E'lo Spirito al quale noi volgiamo gli occhi nei momenti della nostra più alta aspirazione; e per poter noi essere attirati verso di lui, occorre soltanto poter dare un'occhiata alla sua bellezza, soltanto un fugace contatto col suo fuoco; poiché lo Spirito s'innalza verso il suo simile come il fiore si volta verso la luce e le punte che attirano verso l'alto sono quei radiosi sprazzi emanati
dallo Spirito Diamante che si riversano su ciò che è sè stesso, benché debole ed esitante, e lo innalza con forza Divina per unirlo a Se.


Il discepolo comincia a comprendere ed a rendersi conto di ciò che lo Spirito Diamante significa; egli realizza che in lui pure lo Spirito Diamante dev'essere reincarnato. - “Guarda al di dentro! Tu sei Buddha!” - Egli realizza che questa sua mente, come questo suo corpo, non sono che strumenti al Suo servizio, e non sono utili e preziosi se non in quanto compongono una musica degna di arrivare al superiore.

Poi con la devozione le corde della mente vengono intonate e completamente sottoposte allo Spirito; lo Spirito le intona col potere della devozione, ed è allora che il discepolo diventa uno strumento musicale degno del tocco dei Maestri; è allora che egli diventa uno strumento
musicale che riproduce tutte le melodie del cielo e della terra.






tratto da Annie besant : verso il Tempio

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