lunedì 22 giugno 2009

appunti


... Per quanto riguardava il suo lavoro di Mosca, G. diceva di avere due gruppi senza relazione fra di loro e occupati in lavori diversi, "secondo il grado della loro preparazione e le loro possibilità", come egli si espresse.

Ogni membro di questi gruppi pagava mille rubli all'anno e poteva lavorare con lui, pur continuando nella vita le proprie attività ordinarie.
Dissi che, a mio parere, mille rubli all'anno erano una somma troppo forte per quelli che non avevano redditi.

G. replicò che non c'era altra soluzione, poiché, data la natura stessa del lavoro, egli non poteva avere troppi allievi.

D'altra parte, non desiderava e non doveva — accentuò queste parole — spendere il proprio denaro per l'organizzazione del lavoro.

Il suo lavoro non era, non poteva essere, di genere caritatevole, e i suoi allievi dovevano trovare da soli i fondi per l'affitto degli appartamenti dove potersi riunire, per gli esperimenti e tutto il resto.

Oltre a ciò, aggiunse, l'osservazione ha dimostrato che le persone deboli nella vita si rivelano altrettanto deboli nel lavoro.
"Vi sono altri aspetti di questa idea, disse G. Il lavoro di ciascuno può comportare spese, viaggi, ed altro. Se la vita di un uomo è talmente mal organizzata che la spesa di mille rubli può ostacolarlo, sarebbe meglio per lui non intraprendere nulla con noi.

Supponete che un giorno il suo lavoro esiga che egli si rechi al Cairo o altrove. Egli deve avere
i mezzi per farlo.

Con la nostra richiesta vediamo se è in grado di lavorare con noi oppure no.

"A parte questo, continuò, ho veramente troppo poco tempo per sacrificarlo agli altri, senza essere sicuro che farà loro del bene.

Valuto molto il mio tempo, dato che ne ho bisogno per la mia opera, per cui non posso e, come ho già detto, non voglio usarlo improduttivamente.

E vi è un'ultima ragione: per apprezzare una cosa bisogna pagarla".

Ascoltavo queste parole con uno strano sentimento. Da un lato, tutto quello che G. diceva mi piaceva. Ero attratto dall'assenza di qualsiasi elemento sentimentale, di qualsiasi verbosità convenzionale sull' 'altruismo' e il 'bene dell'umanità', ecc.

D'altra parte, ero sorpreso dal desiderio palese che egli aveva di convincermi su questo argomento del denaro, mentre io non avevo nessun bisogno di essere convinto.

Se vi era un punto sul quale non ero d'accordo, era semplicemente sul modo di raccogliere il denaro, poiché nessuno degli allievi che avevo visto poteva pagare mille rubli l'anno. Se G. aveva realmente scoperto in Oriente delle tracce visibili e tangibili di una conoscenza nascosta e se continuava le sue ricerche in questa direzione, allora era chiaro che la sua opera aveva bisogno di fondi, proprio come qualsiasi altro lavoro scientifico, come una spedizione in qualche parte sconosciuta del mondo, scavi in un'antica città, o qualsiasi investigazione che richieda numerosi ed elaborati esperimenti fisici o chimici. Non era affatto necessario cercare di convincermi di tutto questo. Al contrario, pensavo che,se G. mi avesse dato la possibilità di conoscere meglio quello che faceva,sarei probabilmente stato in grado di procurargli tutti i fondi di cui poteva aver bisogno per dare una salda base alla sua opera e pensavo anche di presentargli persone meglio preparate. Ma naturalmente non avevo che un'idea molto vaga di quello che poteva essere il suo lavoro.
Senza dirlo apertamente, G. mi fece capire che mi avrebbe accettato come suo allievo se ne avessi espresso il desiderio.
Gli dissi che il più grande ostacolo da parte mia era che per il momento non potevo vivere a Mosca, perché mi ero impegnato con un editore di Pietroburgo, e che stavo preparando vari libri da pubblicare. G. mi disse che andava talvolta a Pietroburgo, mi promise di venirci presto e di avvertirmi del suo arrivo.
"Ma se mi unissi al vostro gruppo, dissi a G., mi troverei di fronte ad un difficilissimo problema. Non so se esigete dai vostri allievi la promessa di mantenere il segreto su tutto quello che imparano da voi; io non potrei fare una simile promessa.

Vi sono state due occasioni nella mia vita in cui avrei avuto la possibilità di unirmi a gruppi im-
pegnati in un lavoro che, per quanto posso capire, mi pare simile al vostro, e ciò mi avrebbe molto interessato a quel tempo. Ma, in entrambi i casi, la mia adesione mi avrebbe impegnato a mantenere il segreto su tutto ciò che avrei potuto imparare. E io rifiutai in entrambi i casi, perché sono innanzitutto uno scrittore e desidero essere assolutamente libero di decidere da solo che cosa scriverò e che cosa non scriverò. Se prometto di mantenere il segreto su qualcosa che mi verrà detto, forse in seguito potrebbe essere molto difficile separare ciò che mi sarà stato detto da ciò che avrebbe potuto venirmi in mente in relazione con quell'argomento, o anche senza relazione.
Per esempio,oggi so molto poco delle vostre idee, ma so che quando cominceremo a parlare, arriveremo molto presto alle questioni di tempo e di spazio,alle dimensioni di ordine superiore e così via. Sono questioni sulle quali lavoro da molti anni. Non ho alcun dubbio che esse debbano
occupare un posto importante nel vostro sistema".
G. annui.
"Bene, vedete che se ora parlassimo sotto il vincolo del segreto, da questo momento non saprei più cosa posso scrivere e cosa non posso più scrivere".
"Ma quali sono, dunque, le vostre idee su questo argomento?,
disse G. Non si deve parlare troppo.
Vi sono cose che vengono dette solo per gli allievi".
"Potrei accettare questa condizione soltanto temporaneamente. Naturalmente sarebbe ridicolo se mi mettessi subito a scrivere su quello che potrei imparare da voi. Ma se non intendete, per principio, fare segreto delle vostre idee, se vi preoccupate unicamente che non siano trasmesse sotto una forma alterata, allora posso sottoscrivere una tale condizione e attendere di avere una migliore comprensione del vostro insegnamento.
Mi è capitato di frequentare un gruppo di persone che si dedicavano a una serie di esperimenti scientifici su vastissima scala.
Non facevano mistero del loro lavoro. Ma avevano posto la condizione che nessuno di loro avrebbe avuto diritto di parlare o scrivere di un qualsiasi esperimento, a meno che non fosse egli stesso in grado di effettuarlo. Fino a quando fosse incapace di ripetere egli stesso l'esperimento, doveva tacere".
"Non vi potrebbe essere miglior formula, disse G., e se siete d'accordo nell'osservare questa regola, tale questione non si porrà mai tra noi".
"Vi sono condizioni per entrare nel vostro gruppo? domandai. E chi vi entra è legato per sempre al gruppo e a voi? In altre parole, desidero sapere se è libero di ritirarsi e di abbandonare il lavoro, oppure se deve assumersi obblighi definitivi. Come vi comportate verso di lui
se non li adempie?".
"Non vi è alcuna condizione, disse G., e non ve ne possono essere.
Il nostro punto di partenza è che l'uomo non conosce se stesso, che egli non è (accentuò queste parole), ossia non è ciò che potrebbe e dovrebbe essere.

Per questa ragione non può prendere alcun impegno, né assumersi alcun obbligo. Non può decidere nulla riguardo al futuro.
Oggi è una persona, domani un'altra. Non è dunque legato a noi in alcun modo e, se lo desidera, può in qualsiasi momento lasciare il lavoro e andarsene. Non vi è alcun obbligo, né nella nostra relazione con lui, né nella sua con noi.
"Se ne ha voglia, egli può studiare. Dovrà studiare per molto tempo e lavorare molto su se stesso. Il giorno in cui avrà imparato abbastanza, allora la cosa sarà diversa. Vedrà da solo se il nostro lavoro gli piaceo no.
Se lo desidera, potrà lavorare con noi; se no, potrà andarsene.
Fino a quel momento è libero. Dopo di che, se rimarrà, sarà in grado di decidere o disporre per l'avvenire.

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