... Mi parlava di un uomo che avevo incontrato con lui una volta, e delle sue relazioni con certe persone.
"È un uomo debole, mi diceva.
Le persone si servono di lui, inconsciamente, ben inteso.
E questo perché egli le considera.
Se non le considerasse, tutto cambierebbe e le persone stesse cambierebbero".
Mi parve strano che un uomo non dovesse considerare gli altri.
"Che cosa intendete per considerare} gli domandai. Vi capisco e non vi capisco. Questa parola ha significati diversissimi ".
"È precisamente il contrario, disse G. Ha soltanto un significato.
Cercate di pensarci".
Più tardi compresi quello che G. intendeva per considerazione.
E mi resi conto dell'enorme posto che essa occupa nella nostra vita e di tutto ciò che ne deriva.
G. chiamava 'considerazione' l'attitudine che crea una schiavitù interiore, una dipendenza interiore.
Avemmo in seguito numerose occasioni di riparlarne.
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