venerdì 26 giugno 2009

l'uomo

Il primo, quello sul quale insisteva maggiormente, era l’assenza di unità nell'uomo.
"Il più grande errore, egli diceva, è credere che l'uomo abbia
un'unità permanente. Un uomo non è mai uno. Continuamente egli
cambia. Raramente rimane identico, anche per una sola mezz'ora. Noi
pensiamo che un uomo chiamato Ivan sia sempre Ivan. Ma non è
così. Ora è Ivan, in un altro momento è Pietro, e un minuto più
tardi Nicola, Sergio, Matteo, Simone, anche se tutti pensiamo che sia
sempre Ivan. Sapete che Ivan non può commettere certe azioni, mentire
per esempio, ed ora scoprite che Ivan ha mentito e siete tutti sorpresi
che lui, Ivan, abbia potuto fare questo. Infatti, Ivan non può mentire, è
Nicola che ha mentito ed a ogni occasione Nicola mentirà nuovamente,
perché Nicola non può fare a meno di mentire. Rimarrete stupiti
rendendovi conto della moltitudine di questi Ivan e Nicola che vivono in
un solo uomo. Se imparerete ad osservarvi non avrete più bisogno di
andare al cinema".
"Tutto ciò, domandai, ha qualcosa a che fare con la coscienza delle
diverse parti ed organi del corpo? Credo di capire ciò che avete detto,
perché ho sovente sentito la realtà di queste coscienze. So che non
soltanto ogni organo, ma ogni parte del corpo avente una distinta fun-
zione, ha una coscienza sua propria; vi è una coscienza della mano
destra e una coscienza della mano sinistra. È questo che volete dire?".
"Non del tutto, disse G. Anche queste coscienze esistono, ma sono
relativamente innocue. Ognuna di esse conosce il suo posto e sa quello
che deve fare. Le mani sanno di dover lavorare, i piedi di dover cam-
minare. Ma questi Ivan, Pietro, Nicola, sono del tutto diversi: si
chiamano tutti 'IO', ossia si considerano come padroni e nessuno di
loro vuole riconoscerne un altro. Ciascuno di essi è il Califfo per
un'ora, fa ciò che gli piace senza riguardi per nessuno: saranno poi
gli altri a farne le spese. Nessun ordine regna fra di loro. Colui che
si impone è il padrone. Distribuisce frustate da tutte le parti senza
tener conto di nulla. Il momento seguente però, quando un altro avrà preso
la frusta, toccherà a lui riceverne i colpi. E cosi vanno le cose per tutta la vita.
Immaginate un paese in cui ciascuno possa essere re per cinque minuti, e durante questi
cinque minuti fare del suo regno tutto ciò che vuole. Ecco la nostra vita".

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