mercoledì 31 dicembre 2008

gli Angeli e l'uomo

..." Negli Angeli l’amore è sviluppato fin quasi alla perfezione;

nell’uomo l’amore non è sviluppato quasi per nulla ed è confuso con molte altre entità che sgorgano dai regni del desiderio.

A differenza degli angeli l’uomo non ha ricevuto il dono dell’amore puro: per poter progredire deve perfezionarsi fino ad imparare ad amare senza condizioni e senza desiderio" .

Mark Hedsel : l'iniziato

mercoledì 17 dicembre 2008

v i v i . . .

Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che é importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c'è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c'è un`altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arruginisca il ferro che c'è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni
non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!


Madre Teresa di Calcutta

domenica 14 dicembre 2008

P A U R A (prima Parte)

298 I. PAURA.

È una delle più consuete manifestazioni d’energia astrale; è prima nella lista, perché per la grande maggioranza rappresenta il Guardiano della Soglia e in ultima analisi è anche il male astrale fondamentale.

Ogni essere umano sa cosa sia la paura e la gamma delle vibrazioni di paura si estende dalle paure istintive del selvaggio, basate sull’ignoranza delle leggi e delle forze della natura, sul suo terrore del buio e dell’ignoto, alle paure oggi prevalenti di perdere gli amici e i propri cari, la salute, il denaro, la popolarità, per giungere infine alle paure dell’aspirante, paura di non riuscire, paura radicata nel dubbio, paura dell’annullamento o annientamento finale, paura della morte (che egli ha in comune con tutti gli esseri umani), paura della grande illusione del piano astrale, della fantasmagoria della vita stessa e anche paura della solitudine sul Sentiero e persino paura della paura stessa.

Questo elenco potrebbe essere esteso di molto, ma è sufficiente per indicare la prevalenza delle paure d’ogni genere.
Esse dominano molte situazioni e gettano la loro ombra su molti avvenimenti felici.

Esse ridu- cono l’uomo a un timido e impaurito atomo di vita senziente, spaventato di fronte alla meraviglia dei problemi dell’esistenza, consapevole della propria insufficienza, come uomo, a far fronte alle situazioni e incapace di abbandonare paure e perplessità ed entrare in possesso del suo retaggio di libertà e vita.

Talvolta la paura lo opprime così tanto da fargli temere per la propria ragione.

Il quadro non può essere che oscuro, perché la paura è l’energia astrale predominante di questo periodo e la sensibile umanità vi soccombe anche troppo facilmente.

Chiedete quali siano le cause fondamentali della paura.

Questa domanda, se fatta risalire abbastanza addietro nella storia esoterica del nostro sistema solare, non trova alcuna risposta plausibile.

Solo l’iniziato avanzato può comprendere.

La paura ha le sue radici nella trama e nel tessuto della materia stessa; è per eccellenza una formulazione o un effetto del principio mentale e un risultato dell’attività mentale.

Il fatto che uccelli e animali conoscano la paura, pone il soggetto su un piano più vasto che se si trattasse semplicemente di una debolezza uma- na o il risultato dell’attività relativa al funzionamento della mente umana. Essa non dipende dal fatto che l’uomo possiede una mente razionale; se egli usasse la ragione in modo corretto,

potrebbe eliminare la paura.

Essa consiste in ciò che viene definito Male cosmico, espressione altisonante, ma che significa ben poco.

299 Essa è inerente al fatto della materia stessa e al gioco degli opposti: anima e materia.

L’anima senziente di animali e uomini, nel subconscio è consapevole di fattori quali:

l. L’immensità del Tutto e il senso di oppressione che ne deriva.

2. La pressione esercitata da altre vite ed esistenze.

3. L’operare inesorabile della Legge.

4. Il senso d’imprigionamento, di limitazione e di conseguente inadeguatezza.

In questi fattori, che scaturiscono dallo stesso processo della manifestazione e la cui potenza persiste e cresce nel corso delle età, si trovano le cause di tutta la paura moderna e le basi di tutto il terrore, soprattutto quello puramente psicologico, ben diverso dalla paura istintiva dell’animale.

Dare spiegazioni più chiare e concrete a nulla gioverebbe.


A che servirebbe sentirsi dire che la paura è una qualità del male (o della materia) che colora o caratterizza fondamentalmente il corpo astrale o senziente del nostro Logos planetario?

Cosa ne ricavereste se accennassi al problema della grande Vita in cui viviamo, ci muoviamo e abbiamo il nostro essere, che anch’essa, sul suo piano cosmico, cerca la liberazione e affronta le proprie prove ed esperienze particolari?

Come trovare le parole adeguate per descrivere una lotta cosmica fra Vite dotate di una coscienza tanto impersonale e sublime da rendere ridicolo qualsiasi termine relativo alla vita umana, che inoltre non potrebbe in alcun modo trasmettere un’idea della verità o della re- altà?



Male cosmico, progressione cosmica o problemi cosmici possono ben essere rimandati a quel tempo lontano in cui gli aspiranti avranno conseguito la terza iniziazione, perduto ogni senso di separazione e, essendosi identificati con l’aspetto Vita e non con il lato forma, po- tranno in qualche misura penetrare nello stato di coscienza del nostro Logos planetario, perce- pire il Suo destino e avere una fugace visione della consumazione.

300 Limitiamoci dunque a volgere la nostra attenzione all’uomo, soprattutto all’uomo comune, e vediamo da dove provengono le ondate di paura che continuamente lo sopraffanno.

1. La paura della morte si basa:
a. Sul terrore del processo finale del distacco al momento della morte.
b. Sul terrore dell’ignoto e dell’indefinibile.
c. Sul dubbio dell’immortalità.
d. Sul dolore di lasciare i propri cari o di esserne lasciati.
e. Su antiche reazioni a morti violente subite in passato, profondamente annidate nel subconscio.
f. Sull’attaccamento alla vita della forma, perché la coscienza vi si è a lungo identificata.
g. Su vecchi insegnamenti errati riguardo al paradiso e all’inferno, entrambi ugualmente sgraditi come prospettiva per certi tipi di persone.


Parlo della morte conoscendo l’argomento sia dal lato dell’esperienza del mondo esterno che da quello dell’espressione della vita interiore: la morte non esiste.

Come sapete, vi è l’ingresso ad una vita più piena.

C’è libertà dagli ostacoli del veicolo carnale.

Il tanto temuto processo di distacco non esiste, salvo nei casi di morte violenta e improvvisa e, anche allora, di veramente sgradevole c’è soltanto un istantaneo e opprimente senso di pericolo e distruzione imminenti e una sensazione molto simile a una scossa elettrica.

Null’altro. Per l’essere poco evoluto la morte è letteralmente sonno e oblio, poiché la mente non è sufficientemente sveglia per reagire e il serbatoio della memoria è ancora praticamente vuoto.

Per il buon cittadino me- dio, con la morte il processo vitale continua nella sua coscienza e prosegue con gli interessi e le tendenze della sua vita.

La sua coscienza e il suo senso di consapevolezza rimangono inva- riati.

Egli non avverte una grande differenza, ci si prende cura di lui e spesso egli non si rende conto di avere attraversato l’episodio della morte.

301 Per i malvagi e crudelmente egoisti, per i criminali e quei pochi che vivono unicamente per ciò che è materiale si determina la condizione che definiamo ‘legato alla terra’. I legami che hanno creato con la terra e la tendenza terrena di tutti i loro desideri li costringono a rimanere in prossimità della terra e della loro ultima residenza terrena.

Essi, cercano disperatamente e con ogni mezzo possibile di ristabilire il contatto e rientrare.

In qualche raro caso, un grande amore personale per coloro che sono stati lasciati o il fatto di non aver adempiuto un dovere riconosciuto e urgente trattiene anche esseri buoni e interiormente belli in una condizione quasi analoga.

Per l’aspirante, la morte è l’accesso immediato ad una sfera di servizio e d’espressione alla quale è abituato e che riconosce subito come non nuova.

Durante le ore di sonno egli ha sviluppato un campo di servizio attivo e di studio. Ora egli vi trascorre sempli- cemente tutte le ventiquattro ore (per usare il concetto di tempo terreno) invece delle consuete poche ore di sonno.

Col passare del tempo e prima della fine del secolo, la morte sarà finalmente considerata inesistente, nel senso oggi inteso.

La continuità di coscienza sarà così sviluppata e un così gran numero di uomini fra i più elevati agirà simultaneamente nei due mondi, che i vecchi timori spariranno e il rapporto fra il piano astrale e quello fisico sarà così fermamente stabilito e scientificamente controllato che il lavoro dei medium in trance fortunatamente e giustamente cesserà.

La comune e ordinaria medianità con trance e le materializzazioni sotto controllo di guide per lo più indiane sono perversioni dei rapporti fra i due piani, proprio come le perver- sioni sessuali e le distorsioni dei veri rapporti fra i due sessi.

302 Con ciò non alludo al lavoro dei chiaroveggenti, per quanto limitato, o alle entità di alto calibro che si impossessano di un corpo, ma parlo degli sgradevoli fenomeni di materializza- zione, di ectoplasma e del lavoro cieco e poco intelligente compiuto da vecchi Atlantidei de- generati e da anime legate alla terra, i capi e le guide indiane di tipo comune.

Nulla c’è da im- parare da loro, ma ci sono molte cose da evitare.

Il regno della paura della morte è quasi sul finire e ben presto inizieremo un periodo di conoscenza e di certezza che reciderà alla base tut- te le nostre paure.

Trattando della paura della morte si può far poco, salvo elevare tutto il sog- getto a un livello più scientifico e insegnare alla gente a morire in questo senso.

Esiste una tecnica del morire come ne esiste una del vivere, ma in Occidente è andata perduta quasi del tutto e in gran parte anche in Oriente, salvo in alcuni centri di Conoscitori.

Potremo trattare ul- teriormente quest’argomento più avanti, ma il pensiero del necessario avvicinamento al sog- getto può rimanere presente nella mente dei lettori di questo libro, i quali leggendo, studiando e pensando potranno raccogliere materiale interessante, riunirlo e pubblicarlo.


2. Paura del futuro.

Questa paura tenderà ad aumentare e sarà ancora causa di molto tur- bamento nel mondo prima di essere eliminata. Essa deriva da tre facoltà umane:

a. Abiti mentali psicologici istintivi, profondamente radicati nella natura animale e che ri- salgono all’istinto primordiale di conservazione. Le razze selvagge ne sono tuttavia quasi e- senti. Lo stato mentale di guardare al futuro ‘anticipando gli eventi è una caratteristica pretta- mente umana ed è il germe della facoltà d’immaginazione, legata ai processi mentali, che col tempo si fonderà con la meditazione intuitiva unita alla visualizzazione, ciò che rappresenta la vera base d’ogni lavoro creativo. Ma ora è una minaccia e un ostacolo. Antiche sofferenze, atroci ricordi, sofferenze ossessionanti profondamente annidate nel subconscio affiorano spesso alla superficie, provocando una condizione di paura e angoscia che nessun ragionamento sem- bra in grado di acquietare.
303 I mezzi di comunicazione mettono anche la persona più insignificante in rapporto con le tragedie, le sofferenze e le disgrazie del fratello a migliaia di chilometri di distanza. L’attuale catastrofe economica ha creato una condizione di terrore di massa e, quanto più un individuo è sensibile, tanto più reagirà a questo stato mentale. La paura del futuro è quindi un’angosciante miscuglio di memoria istintiva ed immaginazione che anticipa e pochi sfuggono a questa mi- naccia. Preoccupazione e ansia sono la sorte d’ogni uomo e non possono essere compensate e superate da nessun altro fattore inferiore all’anima stessa.

b. I lampi di previsione emananti dall’anima che dimora nella coscienza dell’Eterno presente.

Quando il contatto con l’anima è fermamente stabilito e la coscienza del Conoscitore è sta- bilizzata nel cervello, la previsione non comporta terrore. Il quadro appare nella sua interezza e non come un barlume fugace e frammentario come accade attualmente. Il rimedio rimane quindi il medesimo: stabilire relazioni così strette fra anima e cervello, attraverso la mente ad- destrata e governata, in modo che causa ed effetto appaiano come una cosa sola e possano essere presi i giusti provvedimenti per affrontare la situazione correttamente e nel modo più van- taggioso.

La previsione raramente preannuncia felicità e la ragione è facile a comprendersi.

Il genere umano si trova al punto in cui il figliuol prodigo è cosciente della futilità della vita terrena.

Esso è pronto per considerare con attenzione il messaggio del Buddha, poiché per lunghi secoli è stato tormentato da guerre e carestie, dal desiderio e dalla lotta economica. Il panorama che scorge davanti a sé appare oscuro e minaccioso, carico di cataclismi e disastri.

304 Eppure, se gli uomini mettessero in atto il concetto di fratellanza, con tutto ciò che implica, nella vita e nel lavoro d’ogni giorno, in tutte le relazioni fra capitale e lavoro, fra governanti e popolo, fra le nazioni o fra le razze, sulla Terra emergerebbe una pace che nulla potrebbe sconvolgere.

Una regola semplice, eppure ancora ben lontana dalla comprensione mentale del- la maggioranza!


c. Un grande quantità di angoscia e paura individuale può affliggere un uomo pur senza avere alcuna relazione con ciò che lo riguarda.



È possibilissimo che un uomo provi i timori di altre persone, mentre nulla ha da temere per se stesso.

Può identificarsi a tal punto con i loro presagi di catastrofi future da interpretarli in relazione alle proprie esperienze future.

Egli non è in grado di dissociarsi dalle loro reazioni e assorbe una parte così grande del veleno presente nella loro aura mentale da esserne trascinato in un vero vortice di terrore e paura.

Eppure, se soltanto potesse vederlo, il futuro non gli riserva alcuna catastrofe.

Egli s’inganna, ma il corpo astrale e il plesso solare reagiscono come se fosse vero.

Purtroppo questo si verifica spesso ora che vi sono migliaia di anime sensibili che aspirano, inesperte nel trattare il karma mondiale, completamente aperte alla sofferenza degli altri e incapaci di distinguere fra il loro destino nel futuro immediato e il destino di altri nel loro ambiente.

Agli aspiranti più avanzati e a quelli sul Sentiero della Prova può capitare di entrare in contatto con antiche vibrazioni di male e miseria sul piano astrale, da lungo tempo passati e superati; oppure possono leggere un frammento degli archivi akascici riguardante sventure incombenti su un individuo o un gruppo, ai quali forse non assisteranno mai, ma essi riferiscono l’informazione a se stessi e di conseguenza ne soffrono.



305 3. Paura del dolore fisico.

Per molti questa paura è alla base di tutte le loro ansietà, anche se non se ne rendono conto. È effettivamente un risultato che scaturisce dalle altre tre categorie di paure: la tensione imposta al corpo astrale, la tensione causata dall’uso della facoltà d’immaginazione e la tensione del ragionamento nel sistema nervoso fisico.

Questo sistema diventa oltremodo ipersensibile e può provocare le più acute sofferenze fisiche. Malattie e af- flizioni che potrebbero sembrare di poca importanza al tipo comune più flemmatico, si aggra- vano fino a diventare una vera e propria angoscia. Coloro che curano gli ammalati dovrebbero tener conto di questo fatto e provvedere a ridurre la sofferenza fisica con sedativi e anestetici per evitare ulteriore e indebita tensione a un sistema nervoso già sovraffaticato.
Mi chiedete se approvo l’uso dell’etere e del cloroformio nelle operazioni e dei sedativi. Fondamentalmente no, ma temporaneamente lo ammetto certamente.

Quando il contatto con l’anima è fermamente stabilito ed è stata sviluppata la facoltà di entrare e uscire dal proprio corpo fisico a volontà, questi aiuti non sono più necessari.

Nel frattempo possono essere con- siderati misure d’emergenza, rese necessarie dal karma mondiale e dal punto d’evoluzione del genere umano. Naturalmente non mi riferisco all’uso di narcotici e droghe usati da persone i- steriche e squilibrate, bensì all’uso giudizioso di palliativi del dolore sotto la saggia guida del medico.



4. Paura dell’insuccesso.

È comune a molte persone in diversi campi. Paura di non riuscire a far bene, paura di non conquistare l’amore e l’affetto di coloro che amano, paura di essere disprezzati o guardati dall’alto, paura di non riuscire a vedere e cogliere le opportunità, sono tutti aspetti del complesso di paura che caratterizza la vita di molte persone di valore. Ciò può attribuirsi a un ambiente che non è congeniale ed è poco comprensivo, oppure all’impressione di non essere dotati di qualità adeguate al compito e, in molti casi, è radicata nel fatto che un uomo è un discepolo, o un’anima veramente grande, pronta a incamminarsi sul Sentiero della Prova.

306 Egli ha avuto qualche contatto con l’anima; ha scorto la visione e la possibilità; guarda alla propria personalità e la raffronta con il lavoro da compiere, con la qualità delle persone con le quali ciò l’ha messo in contatto.
Ne risulta un complesso d’inferiorità molto potente, poiché a- limentato da vere correnti di forza provenienti dall’alto.

Come sappiamo, l’energia segue il pensiero ed è colorata dalla qualità di quel pensiero.

L’uomo volge un occhio critico e disgu- stato alla sua personalità e così facendo alimenta proprio ciò che egli deplora, rendendosi in tal modo ancora più inadeguato al compito.

È un circolo vizioso che deve essere interrotto com- prendendo perfettamente la verità contenuta nelle parole: “Come un uomo pensa, tale egli è.” Soffermando l’attenzione sulla natura della sua anima onnisciente diverrà simile a quell’anima. Il suo pensiero si focalizza nella coscienza dell’anima ed egli diventa quell’anima che si manifesta per mezzo della personalità.

Questo non è che un breve riassunto delle principali paure che affliggono l’umanità e serve soltanto a entrare nel soggetto e offre l’occasione di dare alcuni suggerimenti pratici.

TRATTO da A.B. t. M.B.

domenica 30 novembre 2008

amici eh!

appunti - la coscienza umana -

Per coscienza umana s’intende la coscienza individuale dell’essere umano, che nei primi stadi è più animale che divina, a causa del predominio del corpo animale con i suoi istinti e con le sue tendenze.


Progredendo egli diventa veramente umano, non completamente animale e nemmeno interamente divino, ma fluttuante fra i due stadi, facendo così del regno umano il grande campo di battaglia fra le paia di opposti, tra l’incalzante richiamo dello spirito e l’allettamento della materia o madre natura e fra ciò che chiamiamo sé inferiore e l’uomo spirituale.


tratto da a.b. T.M.B.

mercoledì 26 novembre 2008


LA VERA NATURA DEL PENSARE


Nell’uomo solitamente il pensare compare nella funzione di riproduttore della realtà esteriore; tramite esso l’anima può avere coscienza di sè, perchè vedendo sorgere davanti a sè delle immagini, essa si sente (si crede) un soggetto circondato da una moltitudine di oggetti.
Ma in realtà, il scindere la realtà in soggetto e oggetto non è il vero scopo a cui il pensare è preposto. Esso ha un’altra mèta nell’uomo.
Facciamo un esempio.

Con dei grani di frumento si possono fare tre cose:
- mangiarli, introdurli nel proprio corpo;
- seminarli, introdurli nella terra;
- rappresentarseli, introdurli nella propria anima.

Se si mangiano, si apporterà nutrimento al corpo; se si seminano da essi nasceranno altre piantine. Le forze attive nel seme, nel corpo sono capaci di trasmutarsi in energia nutritiva, nella terra possono riprodurre un’altro esemplare. In entrambi i casi esse producono attività vitali, anche se in differenti modi.
Il compito originario e primario della forza insita nel seme disposta dalla natura, è di asservirsi al formare una nuova pianta, ossia di provvedere alla conservazione della sua specie, non di prestarsi come nutrimento per l’uomo.

Mangiandolo, gli si impedisce di compiere lo scopo che è nella sua natura originaria.
La stessa cosa vale per il pensare umano, il “rappresentare”: pensando, si impedisce al pensare di compiere ciò che è insito nella sua natura, ciò che è preposto nel suo compito.
Tramite la forza pensante, appare in noi in immagini una moltitudine di forme, le quali sembrano costituire il tessuto generale, il panorama del mondo fisico; il pensare rende possibile la riproduzione in immagini e in concetti della realtà fisica del mondo.
Tale riprodurre in immagini la realtà sensibile non è però assolutamente nè il compito, nè lo scopo di ciò che la forza del pensare vorrebbe portare a compimento.
Riproducendo in immagini la realtà del mondo, non si apporta nulla di nuovo all’evoluzione dell’ universo: si guarda in se stessi ciò che esisteva già prima di noi, un qualcosa nei confronti del quale non si è preso parte alla sua generazione.
Il mondo esiste anche senza di noi: il guardarlo non lo muta nè lo accresce.
Il solo rappresentarlo è agire in modo passivo.
Lo scopo del pensare non può essere quindi il produrre una imitazione di ciò che esisterebbe anche se non lo si osservasse: lo scopo del pensare secondo la sua essenza, è di operare come una forza dedita a far evolvere l’anima umana in organo di percezione autocosciente della realtà spirituale.
Il pensare è un’essenza spirituale che è presente e agente in ogni cosa dell’universo: solo che manifesta la sua attività in diverse modalità e differenti condizioni a seconda del supporto in cui interagisce.

Scorrendo lungo i vari regni, incontra i vari stati di coscienza insiti negli stessi; in ognuno di essi causa un differente effetto:
- nel mondo minerale appare come forza di aggregazione della materia;
- nel mondo vegetale si palesa come forza di aggregazione della materia e capacità riproduttiva;
- nel mondo animale è forza di aggregazione della materia, capacità riproduttiva e facoltà di movimento;
- nel mondo umano si presenta forza di aggregazione della materia, capacità riproduttiva, facoltà di movimento e capacità di svolgere un’attività pensante intelligente.

Mentre nel seme il Pensare non può apparire come pensiero, ma come capacità di generare un simile, nell’anima sarebbe capace di plasmare organi spirituali.
Diciamo sarebbe, perchè allo stadio attuale dell’umanità esso non si esplica ancora pienamente in questa attività; può solo mostrarsi come forza di rappresentazione. Difatti esso potrebbe fare ciò solo se l’uomo lo vuole coscientemente: per ora esso è usato ancora impropriamente.
Il pensare si presenta nell’uomo come facoltà di rappresentazione a causa dell’organizzazione dell’uomo, la quale non è ancora capace di farlo affiorare nella sua essenza vera.
Il pensare non è dunque quello che si intende ordinariamente, ma bensì una forza capace di mutare l’anima in un organismo capace di percepire veracemente la verità spirituale.

Più che produrre un’intelligenza pensante razionale, il pensare vorrebbe produrre nell’uomo organi capaci di comunicare e di ricollegarsi attivamente con il mondo spirituale.

I filosofi e i fisici si preoccupano piuttosto di capire il valore e il senso delle riproduzioni della realtà, che appaiono per tramite del pensare, piuttosto che chiedersi il perchè esista il pensare e quale sia il suo vero scopo.
Le immagini del mondo che ci appaiono per tramite del pensare non rappresentano esse stesse una conoscenza, ma il mezzo tramite le quali si può rendere possibile una conoscenza di una realtà che si cela dietro di esse.
Riprodurre in immagini rappresentanti la realtà fisica, non significa conoscere l’intera verità, ma conoscere quel tanto di verità parziale che appare nella sua sola immagine; vale a dire: quando si incontra un uomo, si vede la sua immagine; il vederlo non significa conoscerlo intieramente.
Non potremmo dedurre dalla sua forma fisica nulla del suo passato, del suo carattere e della sua interiorità, se non approfondiamo in altro modo la conoscenza.


Tratto da uno studio steineriano di Tiziano Bellucci: enigmi dell'anima


sabato 15 novembre 2008

Il Graal


..." Oggi la Coppa sembra vuota, inaridita da superstizioni dogmi ed egoismi mentre la spiritualità dell’uomo continua a nascondersi dietro un inutile conflitto …

… muro contro muro, la creazione contro l’evoluzione., la Trascendenza contro l’Anima del Mondo …

Ma come Goethe fa dire a Faust:

“… coppa di limpido cristallo,
a cui per tanti anni non pensai,
esci dal vecchio astuccio e vieni qui”

Il poeta si riferisce all’arte che però possiamo intendere come spiritualità, voce divina ed eternità.
Goethe, scrivendo ìl Faust ed a mezzo di Faust, cerca la realizzazione di sé e per prima cosa incontra lo Spirito della Terra che gli spiega:

“… Nei flutti della vita, nel turbine dei fatti
io erro in alto e in basso,
io tesso avanti e indietro!
Nascita e fossa,
un mare eterno,
una trama che muta,
una vita incandescente,
lavoro al telaio ronzante del Tempo
e genero a Dio una veste vivente… ”

Questa “divina veste vivente” è quella che l’uomo ha cercato fin dall’inizio della sua consapevolezza cioè il Graal! "
(Traduzione dal testo tedesco a cuta dek sito "FILOSOFICO.NET)


TRATTO DAL BLOG DI
LUIGI SIRI

venerdì 7 novembre 2008

i figli scelgono i genitori! (seconda parte)

L’EDIFICAZIONE DEL NUOVO CORPO ETERICO e la NOSTALGIA

In questo periodo subito dopo la concezione, quando l’uomo ha perduto la visione e il contatto con il suo germe spirituale del corpo, con l’aiuto di altre entità attira a sè l’etere cosmico, come raggrumandolo per formare il suo futuro corpo eterico.

Il nuovo corpo eterico lo sospinge verso un dato popolo.

Tutto il senso di privazione della realtà spirituale in cui si era intessuti prima, trapassa ora entro il corpo eterico: tale privazione apparirà poi metamorfosata come sentore di nostalgia inconscia per qualcosa che si ha perduto pur senza ricordare cosa, durante la vita terrena.



IL BIMBO ALEGGIA ATTORNO AI GENITORI

L’anima bambina, provvista di io, astrale ed eterico, aleggia intorno ai genitori sin dal momento del concepimento: è difatti essa che istilla entro l’ovulo fisico l’embrione o seme spirituale “universo-uomo”del suo futuro corpo fisico, il quale è il frutto delle elaborazioni fatte dalle gerarchie nel postmortem.

Solo alla terza settimana il corpo astrale e l’eterico si collegano al germe spirituale nel grembo della madre, per cominciare ad operarvi e a collaborare, cioè dopo aver edificato il corpo eterico.

Sino alla terza settimana il seme spirituale era stato sviluppato solo dalle forze della madre; da quel momento in poi comincia una collaborazione da due lati: madre (sulla terra) e anima (sul cielo).

TRATTO DA uno studio steineriano di Tiziano Bellucci "uomo e morte"

--->qui

i figli scelgono i genitori! (prima parte)

LA CROCE KARMICA

Dopo aver riattraversato la zona lunare, l’uomo attira a sè la sostanza astrale che aveva abbandonato: prende su di sè una croce karmica, la quale costituisce quel fardello di impurità, di cattive abitudini e di imperfezioni che nella vita futura costituiranno un ostacolo da superare e da purificare.

A seconda della composizione del suo corpo astrale, l’anima si sentirà attratta verso una particolare madre.

A seconda del suo particolare Io, si sente sospinta verso il padre.

L’astrale cerca la madre; l’io il Padre.

Può avvenire che l’astrale sia attratto da una data madre, ma che l’io non voglia il padre corrispondente: in tal caso la ricerca ricomincia.

Dalle facoltà astrali della madre, l’anima erediterà fantasia e pensiero; dall’io paterno erediterà volontà e impulsi sensitivi.

L’Io è il più neonato fra le nostre parti costitutive: è nato nell’era della Terra.
L’Io sarà costituito coscientemente come lo è il nostro corpo fisico, solo su Vulcano.

L’Io è a tutt’oggi, ancora nel grembo del mondo spirituale. L’io si riflette soltanto, per ora, nel corpo fisico.


L’uomo nasce sulla Terra tramite il congiungimento del germe umano proveniente dalla linea ereditaria di genitori terrestri, e il germe spirituale elaborato da genitori divini, da entità spirituali.

TRATTO DA uno studio steineriano di Tiziano Bellucci "uomo e morte"

domenica 2 novembre 2008

ricchezza, salute, poverta' e malattia!!!!!!



I DUE STATI DI COSCIENZA DELL’UOMO NEL DEVACHAN



La coscienza si alterna fra momenti, paragonabili al sonno e la veglia, in cui si è a contatto con altre entità: ci si sente effusi in esse e nel mondo spirituale, dilatati: è una sorta di plenitudine spirituale.
Nell’altro stato invece, non si percepisce più il mondo circostante, e ci si sente soli in sè stessi, racchiusi nella propria solitudine. Si alternano uno stato di socievolezza spirituale e uno di solitudine spirituale.

Guardando fuori, nel mondo spirituale, si sà, raffrontandosi con le sublime immagini e forme degli esseri solari, cosa manca alla propria figura morale: nella solitudine si anela a poter avere forme meravigliose come quelle: esse sono una mèta e insieme un mònito che ci mostra quanta strada ancora dobbiamo compiere per poter giungere a quelle altezze di purezza.

Tutto questo stimola nell’uomo la volontà di perfezionarsi; con l’aiuto di sagge entità, ci si sceglie un dato destino futuro che possa agevolarci e procurarci prove tramite le quali potremo sviluppare date facoltà e superare le nostre imperfezioni.

Molti anelano là, a possedere un destino duro, pieno di sofferenze: la prospettiva di visione è molto diversa, perchè si vede la vita terrestre solo come una scuola o un mezzo tramite il quale è possibile forgiarsi un anima pura.

Si vede nel dolore e nella sofferenza non sfortuna, ma possibilità di evolversi.

Davanti alle proprie imperfezioni si desidera diventare migliori: non vi è là ipocrisia, perchè essa sarebbe incoerenza nei confronti di noi stessi.

Solo se un’anima incontrerà una vita difficile potrà far scaturire da sè stessa nuove forze per superare le difficoltà.

Non tutti gli uomini hanno la stessa coscienza chiara: c’è anche chi deve essere guidato da altre entità nella scelta del destino.

Citazione di Platone dalla Repubblica: Ad un certo punto un araldo comparse e disse:

-anime effimere, ecco l'inizio di un altro ciclo di nascite apportatrici di morte; non un demone sceglierà voi, ma voi sceglierete il vostro demone!

Scegliete quindi la vita che sarà necessariamente legata a lui!

La virtù non ha padroni; ognuno la possiederà di più o di meno a seconda che l'abbia onorata o trascurata; la responsabilità è di chi fa la scelta: la divinità è innocente. -

Un sacerdote gettò in aria le sorti, ed ognuno scelse quella che gli era caduta vicino;

e di nuovo furono posti per terra davanti a loro i modelli di vita: quelli di tutti gli animali e degli uomini.

Tali elementi erano mischiati insieme alla ricchezza, alla povertà, alla malattia, alla salute; quel momento, è il massimo cimento per ogni uomo, nella speranza di riuscire a riconoscere e a trovare chi lo renda capace ed esperto di distinguere la vita buona da quella cattiva, di sciegliere sempre la migliore possibile a vantaggio della propria ricer ca verso il bene o nella caduta verso il male.

Tratto da un studio steineriano di Tiziano Bellucci.

sabato 1 novembre 2008

lavorare per .....vivere!!

Lavorare per vivere

Tuesday, May 13, 2008 |

Domanda:
Se davvero crediamo in Dio, perchè lavoriamo per vivere? Dio sicuramente provvederà a noi!

Risposta del Rav Aron Moss:
Se mi siedo e aspetto che i soldi scendano dal cielo, questa non è fede, bensì mancanza di fede.
Questo modo di fare significa che essenzialmente sto dicendo: se i soldi cadono dal cielo, provengono da Dio; ma se i soldi provengono dai miei investimenti intelligenti oppure dal duro lavoro, allora non l'ha fatto Dio, ma io. Ho limitato Dio relegando i suoi poteri a ciò che è soprannaturale. Sto dicendo che quando faccio qualcosa naturalmente, allora sono io che l'ho fatto; e Dio non c'entra niente.
Un vero credente è chi lavora duramente, ma si rende conto che il successo o l'insuccesso dei suoi affari non dipende da lui, non è nelle sue mani, ma nelle mani di Dio. I nostri sforzi sono il vaso, ma è Dio che riempie il vaso con la Sua benedizione. Questa filosofia è liberatoria e faticosa. Ci libera dalle preoccupazioni di ciò che sarà, perchè è nelle mani di Dio. Ma mette l'onere su di noi - dobbiamo fare noi il lavoro affinchè Dio ci possa dare la benedizione. Questo è vero in tutte le aree della nostra vita. Sia che stiamo cercando la nostra anima gemella, che cerchiamo una cura per la malattia, o perchè siamo attaccati da un nemico, non aspettiamo che Dio compia un miracolo. Ci alziamo e facciamo ciò che deve essere fatto, tenendo sempre a mente che il successo delle nostre azioni arriva dall'alto. In pratica, quando facciamo lo sforzo ma diamo credito a Dio, possiamo fare anche noi miracoli.

Tratto da :chabad.org su : dialogando con anima

mercoledì 15 ottobre 2008

l' EST

....chi viaggia di buon mattino, guardi attentamente all'Est, la' vedra' qualcosa come lettere marcianti nel cielo,alcune sorgenti ed altre declinanti:questi brillanti caratteri sono le lettere con cui Dio ha formato il cielo e la terra...

TRATTO dallo Zohar

martedì 14 ottobre 2008

lunedì 13 ottobre 2008

domenica 12 ottobre 2008

appunti


..."La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola;..."


tratto da G.Galilei, Il Saggiatore, §6.

mercoledì 24 settembre 2008

gimmel e dalet

Per questo particolare segreto Kabbalistico, non bisogna cercare oltre
il Talmud Babilonese. (Shabbat 104) Vediamo cosa dice:

Rabbi Joshua, figlio di Levi andò in accademia un giorno ed i rabbini
gli dissero: "Alcuni bambini erano qui oggi in sala a studiare e
dissero cose che non si erano mai sentite prima nemmeno nei giorni di
Joshua figlio di Nun".
"Dissero che alef bet significa "impara a capire" (Alef significa
impara; bina significa capire).
" Poi dissero che gimmel daled significa "dai generosamente ai
poveri" (Gemol significa dare generosamente; dalim sono i poveri).
"Allora gli venne chiesto, "Perchè il piede della gimmel è volto verso
la daled? E risposero: "Perchè questo è il modo in cui una persona che
ha da dare si pone verso il povero."
E perchè la gamba della daled è tesa all'indietro verso la gimmel?
Perchè la persona povera deve rendersi disponibile verso quelli che
hanno da dare." E perchè la faccia della daled è girata rispetto alla
gimmel? Affinchè chi ha da dare lo faccia in segreto, cosicchè la
daled non si senta in imbarazzo".

Questi bambini ci dicono che il primo passo è imparare a capire.
Allora, appena siamo in grado di imparare a capire, qual è la cosa che
faremo subito dopo? Un atto di generosità. Di vera generosità. Non la
generosità dove dobbiamo attendere che qualcuno ce la chieda. Non la
generosità che mettiamo in mostra, "Ehy, guarda qui, ti sto dando
qualcosa". Ma invece, la generosità di sentirsi indebitati con chi ci
sta dando l'opportunità di aiutarlo. Ed in questo modo, la persona in
questione avrà l'aiuto che stava cercando con dignità e rispetto. Il
che significa, che una volta imparato a capire, vediamo che non c'è
più alcuna distinzione tra chi da e chi riceve nel mondo. E' solo in
superficie che appare in questo modo , ma nella visione consapevole,
nessuno da senza prendere, e nessuno prende senza dare.

Rabbi Tzvi Freeman
tratto da: Kabbalahitalia

appunti


LO SCOPO DELLE LETTERE

Le lettere sono portali verso i Mondi Superiori.
Creano un ponte tra i regni spirituale e fisico.
La Luce che emettono purifica i nostri cuori.
La loro influenza spirituale purifica gli impulsi distruttivi della nostra natura.
La loro energia sacra purifica le emozioni intolleranti, la paura, l'ansia dal nostro essere.
Certe configurazioni di lettere aiuteranno anche ad eradicare quei piccoli dubbi nella tua mente sul potere delle lettere ebraiche.
Hanno il potere di aiutarci a trasformarci da tiranni in persone bilanciate, e compassionevoli.
Le lettere possono suscitare guarigione, sostentamento finanziario e benessere emozionale.

la Kabbalah ed i sogni

STATI DI SOGNO



La vita non è che un sogno.

Letteralmente secondo il Zohar, la Kabbalah considera il nostro mondo fisico un'illusione, una residenza temporanea, e non la vera realtà. Il nostro mondo fatto di cappuccino al mattino e di lunghe file nel traffico altro non è che uno di tanti mondi-sogni e dimensioni che ci separano dalla vera realtà. Queste altre dimensioni sono accessibili in vari modi, uno dei quali è attraverso lo stato di sogno.



LO SCOPO DEL SONNO



Quando il sole cala e le stelle illuminano la notte, parte della nostra anima lascia il nostro corpo. Anche se rimaniamo svegli, la nostra anima ci lascia, ecco perchè cominciamo a sentirci sempre più stanchi quando la sera si avvicina. Durante il sonno, il Zohar spiega che 59 parti su 60 della nostra anima hanno lasciato il nostro corpo, mantenendo solo 1/60 per sostenerci fisicamente.

Quando il corpo dorme, le catene dell'esistenza fisica sono rotte di colpo. L'anima è libera di ascendere in un posto nell'atmosfera spirituale dove riceve nutrimento, potere ed un cambio d'olio. Perchè questo bisogno di ricaricarsi? Nel corso di un tipico giorno caotico, le limitazioni di tempo, spazio e moto mostrano il conto al corpo e all'anima. Prendiamo il concetto di tempo, per esempio: il tempo ci tiene costantemente sotto pressione. Sia se ci stiamo divertendo sia se stiamo facendo di tutto per non fare tardi a degli appuntamenti.



PERCHE' LO STATO DI SOGNO?



Durante la nostra "sintonizzazione metafisica", l'anima è in un regno oltre lo spazio ed il tempo. Passato, presente e futuro sono unificati in uno. Il panorama di una vita umana è completamente mostrato dalla vita alla morte. Così, oltre che ad avere una ricarica, l'anima vede degli eventi che stanno per accaderci, sia positivi che negativi. Questi flash sono spesso filtrati dal corpo, da dove prendono la forma di sogni.

La maggior parte dei nostri sogni sono un gran misto di cose. In altre parole, un aspetto di un sogno consiste degli eventi, delle esperienze e pensieri che occupano al momento la nostra mente conscia. Dentro a questa mistura ci sono le visioni dell'anima che albergano nel subconscio.

Secondo la Kabbalah, i sogni ci offrono l'opportunità di capire i tratti negativi del nostro carattere. Possono aiutarci a capire cosa dobbiamo cambiare per crescere spiritualmente. Certo, dobbiamo sapere come leggere ed interpretare il sogno per discernere questa saggezza.

In più, se una persona non ha alcun desiderio di cambiare o fare esperienza di una crescita spirituale e di una trasformazione spirituale (probabilmente il 95% delle persone risiede in questa categoria), allora tutti i messaggi dell'anima sono molto più difficili da trovare. Infatti, probabilmente non ricorderemo neppure la maggioranza dei nostri sogni.



VERITA' E CONSEGUENZE



Tutte le nostre azioni negative verso le altre persone portano ripercussioni, come ditto dalla legge universale di causa-effetto.

Possiamo negare questa verità spirituale.

Ignorarla.

Dubitarne.

O nemmeno rendercene conto.

Anche per ogni occhiata negativa, una parola scortese c’è un’uguale conseguenza negativa che viene verso di noi. Consideralo come l’effetto di un boomerang.

Tutte le ripercussioni che si profilano all’orizzonte sono ciò che la nostra anima percepisce durante il sonno. Conseguenze veramente gravi sono previste dall’anima che produce incubi. Se abbiamo una mente aperta, possiamo estrapolare i messaggi dai nostri incubi ed incominciare a capire ciò che dobbiamo cambiare di noi stessi. Il cambiamento spirituale è il modo proattivo per deviare gli effetti negativi.

E’ detto che il Re Davide fu un uomo con uno straordinario carattere spirituale. Anche se faceva un incubo terribile, era capace di cogliere il messaggio e fare le dovute correzioni nella sua vita.

Il Zohar ci dice che ad un uomo ingiusto sarà sempre mostrato un sogno felice (un sogno non veritiero) così che lo diriga ancora più lontano dal sentiero della verità. Questo principio spirituale è spiegato nel seguente testo del Zohar:



“Chiunque sia disposto a purificare se stesso è purificato dall’alto, e chiunque sia disposto a contaminarsi, è similarmente contaminato dall’alto.”

Zohar II, 200a



Più un individuo è spirituale, più veritieri saranno i sogni che fa.

Quando una persona è fissa su comportamenti egoistici, quando una persona è schiava del proprio ego, questo sbilancerà la bilancia del potere dall’anima al corpo. Così, renderà molto più difficile per l’anima di elevarsi durante il sonno.


TRATTO DA : kabbalahitalia

sabato 20 settembre 2008

LOURDES... da un'altra angolazione




.....da notare e contemplare la bellezza di quest'acqua che .....scorre ....



.....da notare e contemplare la bellezza del verde morbido ....

sabato 23 agosto 2008

il principio della certezza - seconda parte-

Il principio della certezza

In quel momento Michael doveva prendere una decisione.

Avrebbe dovuto reagire con paura, panico e rabbia oppure
far ricorso a ciò che aveva imparato studiando la Kabbalah
- compresa la lezione nascosta della separazione delle ac-
que del Mar Rosso - e optare per un intervento proattivo?

Ecco quanto aveva imparato riguardo agli Israeliti messi alle strette a un passo dal baratro.

Gli Israeliti fuggirono e, certo, le acque del Mar Rosso (come tutte quelle della Terra) si separarono magnificamente.

Ma non fu Dio a farlo.

Quando Dio chiese a Mosè perché Lo stesse invocando,Egli lasciò sottointendere che Mosè e gli Israeliti avevano il potere di separare da soli le acque del Mar Rosso.

Dio stava rivelando una delle Leggi Spirituali della Vita: Vinci la tua natura reattiva e il cielo ti risponderà aiutandoti a vincere le leggi di Madre Natura, poiché entrambi sono intimamente connessi.


Per riuscire nell'impresa, però, è necessaria la certezza assoluta.



È questa la segreta chiave di lettura della storia.


Gli Israeliti furono costretti a entrare nel mare e avanzarono con certezza assoluta prima che una sola goccia d'acqua cominciasse a dividersi. Dovettero resistere all'immensa incertezza radicata nella loro natura.

In effetti, i saggi cabalisti spiegarono che il Mar Rosso non si divise fino a che le acque non raggiunsero le narici degli Israeliti. Quando l'acqua cominciava già a riversarsi loro in gola, gli Israeliti rinunciarono al controllo ed ebbero fede
nella salvezza.

Misero la loro vita nelle mani della Luce.

Un istante dopo respiravano aria fresca mentre le acque si separavano ergendosi verso il cielo.


Anche Michael stava per annegare. Guardò il suo commercialista e disse: « Il direttore non ha mai rubato quei soldi.

Quei soldi non sono spariti ».

Poi aggiunse: « Non potrai mai perdere qualcosa che è veramente tuo.

Quindi il denaro deve saltare fuori, e se non succede è perché fin dall'inizio non mi apparteneva ».

Michael stava affrontando la situazione con un atteggiamento proattivo: non avrebbe reagito ad alcun esito, né positivo né negativo. Ecco la chiave. Era certo che, qualsiasi fosse stato il risultato, sarebbe stato il migliore per la sua
crescita e la sua comprensione spirituale.

Anche il suo commercialista aveva una certezza: Michael doveva essere completamente uscito di testa!

« Devo starmene qui senza fare nulla? » gridò l'uomo.
« Non dovremmo chiamare la polizia e avviare un'indagine? Qui stiamo cercando di amministrare un'azienda! »

H commercialista era completamente arroccato nella convinzione che il denaro fosse stato rubato.

Michael ci mise un'ora per convincerlo a prendere almeno in considerazio-
ne un'altra possibilità.

« In primo luogo » disse Michael « voglio che valuti la pos-sibilità che il denaro non sia sparito. Secondo, se manca, non è mai stato nostro. Lo avremmo perso in un altro affare o l'anno prossimo avremmo avuto profitti inferiori perché ci sarebbe stato un calo nelle vendite pari alla cifra che adesso ci manca. In altre parole, sta' sicuro che qualsiasi cosa accadrà, sarà giusta. Dobbiamo avere la certezza che il risultato sarà il migliore da una prospettiva spirituale. Una volta che ti sei convinto di questo, procedi e fa' quello che faresti normalmente in una situazione di questotipo. »

Sebbene il commercialista non afferrasse del tutto ciò di
cui Michael stava parlando, la mattina seguente tornò
con la notizia che ottantottomila dollari erano improvvisa-
mente saltati fuori in una banca a Winnipeg, in Manitoba
(Canada).
« Abbiamo trovato gli assegni » spiegò il commercialista.
Non potendoli incassare, il manager li aveva depositati e
si era tenuto tutto il contante.
« No » replicò Michael « non ha rubato il contante. Salterà
fuori anche quello.

Nessuno può prendere ciò che ci appartiene legittimamente. E, se non salta fuori, significa che fin dall'inizio non era nostro. »


Di nuovo Michael cercava proattivamente di non essere
uno schiavo, di non restare alla mercé dell'esito, positivo
o negativo che fosse. In seguito si scoprì che il manager vo-
leva veramente rubare i soldi, ma che un paio di giorni do-po essere arrivato in Florida aveva avuto un ripensamento.

In effetti telefonò lui stesso a Michael per confessarglielo.
« Non ho alcun dubbio che il concetto cabalistico di certez-
za abbia giocato un ruolo fondamentale in ciò che accad-
de » disse Michael in seguito. « Se non avessi fatta mia la
lezione della Kabbalah, avrei mandato due uomini armati
di mazze da baseball a scovare il ladro. Probabilmente non
lo avrebbero mai trovato e sarei ancora in perdita di oltre
centomila dollari. In questa sordida faccenda la pressione
mi sarebbe salita alle stelle e mi sarei abbandonato a sen-
timenti negativi, al desiderio di vendetta e al vittimismo.
Grazie al cielo sono libero da tutto questo. »




Secondo molti insegnamenti spirituali, compresa la Kabbalah, la coscienza crea la nostra realtà. Ciò che desideriamo è quanto riceviamo. Se siamo incerti, riceviamo l'energia dell'incertezza. Se reagiamo alle crisi con la preoccupa-
zione e il pensiero negativo, accresciamo la probabilità di un esito doloroso.
Ma le cose possono cambiare radicalmente. Possiamo mettere fine alla nostra incertezza, ai nostri dubbi.

Possiamo buttare all'aria i piani dell'Avversario. Opporre Resistenza
significa lasciarsi permeare dalla Luce.


tratto da Yehuda berg il potere della kabbalah

il potere della certezza - prima parte -



Il potere della certezza


Fuggendo gli Egizi, gli Israeliti finirono con le spalle al muro sulle sponde del Mar Rosso. Il faraone e il suo esercito stavano per sferrare l'attacco, decisi a sterminarli. All'improvviso il Mar Rosso si divise, creando due imponenti mura d'acqua che s'innalzavano fino al cielo. Secondo lo Zohar tutte le acque della Terra si divisero ergendosi verso il cielo. E gli Israeliti ebbero la loro libertà.

Mentre il faraone e il suo esercito si facevano sempre più
vicini, Mosè aveva gridato aiuto a Dio.

Lo Zohar insegna
che Dio gli rispose con una misteriosa domanda: « Perché mi chiami? »

In queste parole si cela una profonda verità
spirituale.

Non fu Dio a separare le acque del Mar Rosso!


Anzi, fu addirittura sorpreso quando Mosè lo invocò.

Ma
se non fu l'onnipotente Creatore a separare le acque, chi è stato?






Molti millenni dopo si verificò un'altra crisi.

Pur non es
sendo davvero una questione di vita o di morte, lo sembrò a coloro che vi erano coinvolti.

La storia è vera, anche se i
nomi sono stati cambiati.

Michael era proprietario di una grande azienda con filiali in tutta l'America del Nord. Dopo una delle migliori stagio-ni di vendite nella storia della sua compagnia, andò a Miami con la moglie e i figli per una vacanza di dieci giorni.

Il giorno stesso del suo rientro dalle ferie, il commercialista entrò nel suo ufficio e, con malcelato imbarazzo, gli spiegò che durante le ultime tre settimane di dicembre uno dei direttori commerciali aveva falsificato le distinte di versamento delle sue vendite. Il denaro non era mai stato versato sul conto dell'azienda e, come se non bastasse, era stato proprio il loro miglior manager a farlo, quello che gestiva la filiale con il fatturato più alto.
«Quanti soldi mancano?» chiese Michael.
Il commercialista deglutì e gli disse: « Ci ha fregato centocinquemila dollari ».
Michael si versò un bicchiere d'acqua e ne bevve un picco lo sorso. Ecco come ricorda quel momento: «Dovevo prendere una decisione fondamentale. E dovevo prenderla alla svelta. Potevo mettere in pratica quanto avevo imparato studiando la Kabbalah oppure buttare tutto all'aria, vista la quantità di soldi che c'era in ballo. Stava a me decidere... »

Tra la separazione delle acque del Mar Rosso e la perdita di Michael di oltre centomila dollari era passato un enorme lasso di tempo, ma fu la conoscenza della Kabbalah a permettere - tanto agli antichi Israeliti quanto a un moderno uomo d'affari - di trovare una sorprendente via d'uscita.


tratto da: Yehuda Berg il potere della kabbalah

Kabbalah e dieta ?

tratto da : IL POTERE DELLA KABBALAH di Yehuda Berg

Sforare la dieta

Barbara è in sovrappeso di quindici chili. È a dieta e va in
palestra da un paio di settimane. Ma poi qualcuno le offre
una fetta di torta al cioccolato, la sua preferita. L'istinto
reattivo del suo corpo sarebbe quello di ringraziare e accet-
tare. Ma nella mente di Barbara si crea un conflitto: deve
dimenticarsi della dieta e ricominciarla lunedì o tirar dritto
con il suo programma?
Barbara cerca di fare leva sulla sua forza di volontà. Fa ap-
pello a tutte le sue forze nel richiamare alla mente la pas-
sione che animava la sua determinazione iniziale di perde-
re peso. Vuole disperatamente ritrovare quell'originario
senso di dedizione a uno stile di vita più sano. Ebbene sì,
vuole riuscire a entrare di nuovo nei vecchi jeans! Barbara
vuole che il suo obiettivo di perdere peso si realizzi. Sa che
deve resistere.
Qualcun altro si presenta all'improvviso sulla scena: l'Av-
versario riempie la mente di Barbara di desideri vividi e
impellenti e lei sta lentamente soccombendo al pensiero
di quel dolce meraviglioso. Alla fine cede a questo forte de-
siderio reattivo.
Una volta che ha perso il controllo, Barbara potrebbe an-
che mangiare la torta: è quello che le dice di fare l'Avversa-
rio. E la mangia: un sapore delizioso. Il corpo di Barbara si
gode una botta di zuccheri. E le sostanze a base di canna-
bis nel cioccolato inducono lo stesso stato di euforia provo-
cato dalla marijuana. Il cioccolato, inoltre, agisce come
surrogato dell'amore, perché contiene una sostanza stimo-
lante che genera lo stesso tipo di eccitazione che proviamo
quando ci innamoriamo. Il grasso del cacao stimola la pro-
duzione di oppiacei nel cervello di Barbara, che a sua volta
generano ulteriori sensazioni di piacere. Inoltre, c'è una
vecchia e amata conoscenza, la caffeina, che pompa il cer-
vello e scarica adrenalina nel sistema cardiocircolatorio.
Gratificazione istantanea!
Ma la storia non è finita. L'onda di piacere si esaurisce al-
l'improvviso. Gli zuccheri nel sangue crollano. Barbara va
in tilt. In termini cabalistici la Luce della torta si è bruciata
in un cortocircuito, e ora Barbara è dominata da vecchie e
ben note sensazioni: colpa, rammarico, depressione e delu-
sione.
Se Barbara avesse resistito al desiderio reattivo di divorare
la torta mangiando una mela, corpo e anima si sarebbero
sentiti soddisfatti. Non in modo così intenso, ma in manie-
ra più temperata, bilanciata e appagante. E, cosa più im-
portante, ventiquattr'ore dopo, avrebbe provato sentimenti
di soddisfazione, stima di sé e appagamento.
Ogni giorno, sul lavoro, nella vita sociale e in quella fami-
gliare dobbiamo prendere decisioni difficili. Dobbiamo
continuare a reagire a tutti quegli stimoli esterni prove-
nienti da ogni direzione? O dobbiamo fermare queste rea-
zioni per portare un po' di sanità spirituale nelle nostre
vite?

Per qualche ragione, non è facile resistere alla gratificazio-
ne immediata. Orientiamo le nostre menti verso il traguar-
do della non reattività, ma quando arriva il momento ve-
niamo sviati dal piacere fugace di reagire all'istante. Leg-
gendo tali considerazioni in questo libro, momentanea-
mente ci esaltiamo. Il giorno dopo qualcuno ci insulta,
un affare va a rotoli, qualcuno parla male di noi e ricadia-
mo nella nostra modalità reattiva.
Prima di scoprire perché per noi è così difficile resistere al-
le tentazioni, dobbiamo scoprire un'altra arma dell'arsenale
dell'Avversario.

venerdì 22 agosto 2008

appunti

Quando resistiamo all'impulso di reagire e lasciamo che la
luce inondi il nostro essere, l'energia spirituale che ricevia-
mo ha il potere di trasformare e purificare la nostra co-
scienza. Per esempio, saper semplicemente gestire un attacco
d'ansia non consente di estirpare la radice della nostra
paura né di evitare che si ripresentino altri attacchi.
La Resistenza, invece, riesce a farlo. Se resistiamo con la
ferma convinzione e l'intento di eliminare il Pane della
Vergogna, le nostre azioni andranno dritte al cuore del pro-
blema. In altre parole, la certezza di trasformarsi da entità
reattive in esseri proattivi genererà Luce, e sarà proprio
quest'ultima a mostrarci la radice nascosta che alimenta
la nostra ansia. Inoltre, la Luce scioglierà quel nodo esi-
stenziale e a poco a poco ci libererà dal panico. Nella di-
mensione della Luce - nell'altra realtà - la negatività non
esiste. Grazie alla Resistenza possiamo accedere a quel re-
gno per purificare la nostra coscienza e sradicare una volta
per tutte l'ansia che ci opprime.

mercoledì 13 agosto 2008

appunti

Ecco come Rabbi YtzhakLuria, descrive gli eventi che portarono alla
creazione del mondo:
“Sappiate, che prima che le emanazioni fossero emanate e le creature
create
La semplice luce superiore colmava l’ esistenza intera.
E non esisteva alcuno spazio libero, qualcosa che potesse
assomigliare a un’ atmosfera vuota, a un buco o a una fossa
Ma tutto era occupato da una luce semplice e illimitata.
E non esisteva una parte che potesse dirsi testa o coda
Ma tutto era semplice, soave luce, armonicamente e uniformemente
distribuita
E questa era chiamata la Luce Infinita(or ein sof).
E quando grazie alla Sua semplice volontà apparve il desiderio di
creare il mondo e di emanare le emanazioni
Di portare alla luce la perfezione delle Sue opere e i Suoi nomi e i
Suoi appellativi,
Il quale fu la causa della creazione dei mondi
Egli allora si contrasse nel mezzo
Esattamente nel centro
Egli restrinse la luce (tzimtzum).
E la luce si allontanò verso i lati intorno al punto centrale.
E lì rimase uno spazio vuoto, un’ assenza
Che circondava il punto centrale.
E la restrizione era stata uniforme
Intorno al punto centrale,
In modo tale che lo spazio
Si trovava in equilibrio circolare intorno a questo.
Lì, dopo la restrizione,
Avendo formato un’ assenza e uno spazio,
Esattamente nel centro della Luce Infinita
Si formò un luogo
In cui ciò che era stato emanato e creato potesse risièdere.
Quindi dalla Luce Infinita discese una linea singola(Quav)
Calata dentro quello spazio,
E attraverso questa linea Egli emanò, formò,
Creò tutti i mondi.
Prima che questi quattro mondi apparissero
C’ era un infinito, un nome, in meravigliosa unità occulta,
Tale che anche per il più vicino degli angeli
Era impossibile comprendere l’ infinito,
Dal momento che non esiste mente che possa percepirlo
Perché Egli non ha luogo, né limite, né nome.”





il cabalista RABBINO ISAAC LURIA, XVI secolo

sabato 9 agosto 2008

...la Giustizia ??

... a proposito della giustizia..

“Quantunque ciò che tu dimandi sia la giustizia, pensa a questo, che,nella via della giustizia soltanto, nessuno di noi potrebbe vedere la propria salvezza”


W. Shakespeare: “Il mercante di Venezia”, atto IV, sc1, versi 197-199.

giovedì 7 agosto 2008

la legge del Tikkun



"La legge del « Tikkun »



Come le tradizioni spirituali orientali, la Kabbalah insegna che ciascuno di noi arriva in questo mondo portandosi dietro una « valigia » dalle esistenze precedenti.

In questa va
ligia ci sono tutte le situazioni che ci hanno mandato in cortocircuito nelle nostre vite passate o in un momento dell'esistenza attuale che non riusciamo a ricordare.



Ogni
volta che non sappiamo opporre Resistenza al nostro comportamento reattivo saremo tenuti a correggerlo in un determinato punto nel futuro.


Questo concetto di correzione è chiamato « Tikkun ».


Possiamo avere un Tikkun con il denaro, le persone, la salute, l'amicizia o le relazioni.


C'è un modo molto semplice per identificare il
proprio Tikkun: tutto ciò che ci crea disagio è una parte del nostro Tikkun.


Anche tutte le persone che veramente ci infastidiscono e ci
annoiano sono parte del nostro Tikkun.


Se troviamo diffi
cile dire di no a una persona che ci telefona all'ora di cena cercando di venderci qualcosa, è quello il nostro Tikkun e deve essere corretto.

Se ci imbarazza chiedere lo sconto
all'altezzoso commesso di una boutique, di sicuro quello è il nostro Tikkun.

Se facciamo fatica ad affrontare un
impiegato o un datore di lavoro, la causa scatenante va ricercata nel concetto di Tikkun.


Quando non riusciamo a correggerlo resistendo al nostro
comportamento reattivo, sarà ancora più difficile apportare una correzione in quella determinata area la volta successiva.

Quel particolare tratto reattivo si rafforza.


Il nostro
Avversario si rafforza.



Non soltanto dovremo affrontare
nuovamente il problema, ma sarà anche emotivamente molto più arduo mettere in atto la Resistenza.


E la prossima volta non significa necessariamente la prossima vita:
quelle medesime correzioni possono ripresentarsi incessantemente nella nostra incarnazione attuale.


A volte è fin troppo facile dare la colpa dei problemi che incontriamo in questa vita a un'esistenza passata.

Di solito
combiniamo abbastanza casini in questa vita per garantirci il caos che ci travolge.

È questa la ragione spirituale per
cui si ripresentano sempre gli stessi problemi.

Potrebbero
benissimo emergere con persone diverse a distanza di anni, ma si tratta sempre dello stesso problema di fondo.

Cercare conforto e fuggire il nostro Tikkun genera una gratificazione e un sollievo momentanei, ma sul lungo periodo porta con sé il caos. Invece, più grande è l'ostacolo, più grande è la Luce potenziale.

Una volta compreso ciò, non possiamo più considerarci
vittime.

Anche se ci piace, non possiamo dolerci delle fati
che, dei problemi e delle situazioni « scomode » che ci si presentano, perché tutte quelle difficoltà sono lì per far scendere la perenne Luce dell'appagamento nella nostra vita.

Prima, però, c'è un Tikkun che deve essere corretto...."





TRATTO DA : IL POTERE DELLA KABALAH di Yehuda Berg

domenica 27 luglio 2008

.... ancora a Lourdes !!



.... nel 150 anniversario dell'apparizione dell' Immacolata Concezione, sono ri-tornato (come non avrei potuto) a LOURDES.

... moltissimi pellegrini e spiriti di grande, dolce accoglienza ....


venerdì 11 luglio 2008

l'albero della vita




" ........L'Albero della Vita costituisce la sintesi dei più noti e importanti insegnamenti della Cabalà.

È un diagramma, astratto e simbolico, costituito da dieci entità, chiamate SEFIROT, disposte lungo tre pilastri verticali paralleli: tre a sinistra, tre a destra e quattro nel centro (vedi disegno).
Il pilastro centrale si estende al di sopra e al di sotto degli altri due. Le Sefirot corrispondono ad importanti concetti metafisici, a veri e propri livelli all’Interno della Divinità. Inoltre, esse sono anche associate alle situazioni pratiche ed emotive attraversate da ognuno di noi, nella vita quotidiana. Le Sefirot sono dieci principi basilari, riconoscibili nella molteplicità disordinata e complessa della vita umana, capaci di unificarla e darle senso e pienezza. Osservando la figura, noterete che le dieci Sefirot sono collegate da ventidue canali, tre orizzontali, sette verticali e dodici diagonali. Ogni canale corrisponde ad una delle ventidue lettere dell’Alef Beit ebraico.


L'Albero della Vita è il programma secondo il quale si è svolta la creazione dei mondi; è il cammino di discesa lungo la quale le anime e le creature hanno raggiunto la loro forma attuale. Esso è anche il sentiero di risalita, attraverso cui l'intero creato può ritornare al traguardo cui tutto anela: l'unità del "grembo del Creatore", secondo una famosa espressione cabalistica.

L"'Albero della Vita" è la "scala di Giacobbe" (vedi Genesi 28), la cui base è appoggiata sulla terra, e la cui cima tocca il cielo. Lungo di essa gli angeli, cio è le molteplici forme di consapevolezza che animano la creazione, salgono e scendono in continuazione. Lungo di essa sale e scende anche la consapevolezza degli esseri umani.
Tramite l ’Albero della Vita ci arriva il nutrimento energetico presente nei campi di Luce divina che circondano la creazione. Tale nutrimento scorre e discende lungo la serie dei canali e delle Sefirot, assottigliandosi e suddividendosi, fino a raggiungere le creature, che ne hanno bisogno per sostenersi in vita. Lungo l'Albero della Vita salgono infine le preghiere e i pensieri di coloro che cercano Dio, e che desiderano esplorare reami sempre più vasti e perfetti dell'Essere. I tre pilastri dell'Albero della Vita corrispondono alle tre vie che ogni essere umano ha davanti: l’Amore (destra), la Forza (sinistra), e la Compassione (centro). Solo la via mediana, chiamata anche "via regale", ha in sé la capacit à di unificare gli opposti.

Senza il pilastro centrale, l’Albero della Vita diventa quello della conoscenza del bene e del male. I pilastri a destra e a sinistra rappresentano inoltre le due polarità basilari di tutta la realtà: il maschile a destra e il femminile a sinistra, dai quali sgorgano tutte le altre coppie d’opposti presenti nella creazione.

L'insegnamento principale contenuto nella dottrina cabalistica dell'Albero della Vita è quello dell'integrazione delle componenti maschile e femminile, da effettuarsi sia all'interno della consapevolezza umana che nelle relazioni di coppia. Spiegano i cabalisti che il motivo principale per cui Adamo ed Eva si lasciarono ingannare dal serpente fu il fatto che il loro rapporto non era ancora perfetto.

Il peccato d’Adamo consisté nell'aver voluto conoscere in profondità la dualità senza aver prima fatto esperienza sufficiente dello stato d’unità Divina, e senza aver portato tale unità all'interno della sua relazione con Eva. Il serpente s’insinuò nella frattura tra i due primi compagni della storia umana, e vi pose il suo veleno mortale.

Dopo il peccato, l'Albero della Vita fu nascosto, per impedire che Adamo, con il male che aveva ormai assorbito, avesse accesso al segreto della vita eterna e, così facendo, rendesse assoluto il principio del male. Adamo ha dovuto far esperienza della morte e della distruzione, poiché lui stesso aveva così scelto. Tramite tali esperienze negative, il suo essere malato si sarebbe potuto liberare dal veleno del serpente, perridiventare la creatura eterna che Dio aveva concepito. Analogamente, tutte le esperienze tragiche e dolorose, che purtroppo possono succedere durante la vita umana (Dio ci preservi da ciò), sono tuttavia occasioni preziose per rendersi conto della distanza frappostasi tra lo stato ideale, del quale conserviamo una memoria nel super-conscio, e lo stato attuale. Esiste però una via pi ù facile, più piacevole, la quale, pur non eliminando completamente l'amaro della medicina, ci permette già da adesso di assaggiare la gioia e perfezione contenuta nell'Albero della Vita, in misura variabile secondo le capacità di ognuno. Essa consiste nello studio della sapienza esoterica: la Cabalà.

Dopo aver perso lo stato paradisiaco del Giardino dell'Eden, l'umanit à non ha più accesso diretto all'Albero della Vita, che rimane l'unica vera risposta ai bisogni d’infinità, di gioia e d’eternità che ci portiamo dentro. Come dice la Bibbia, la via che conduce all'Albero è guardata da una coppia di Cherubini, due Angeli armati di una spada fiammeggiante.

Ciò però non significa che la via sia del tutto inaccessibile.
Secondo la tradizione orale, i due Cherubini possiedono l'uno un volto maschile e l'altro un volto femminile. Essi rappresentano le due polarità fondamentali dell'esistenza, così come si esprimono sui piani più elevati della consapevolezza.

Con il graduale ravvicinamento e riunificazione di tali principi, questi angeli cessano di essere i
"Guardiani della soglia", il cui compito consiste nell'allontanare tutti coloro che non hanno il diritto di entrare, e diventano invece i pilastri che sostengono la porta che ci riconduce al Giardino dell'Eden. La loro stessa presenza serve da indicazione e da punto di riferimento per quanti stanno cercando di ritornare a Casa.

Non si tratta però di un lavoro facile. I due Cherubini hanno in mano una spada fiammeggiante a doppio taglio. Tra le molte altre cose, essa simboleggia a distruzione dei due Tempi di Gerusalemme. L'esilio del popolo ebraico è la continuazione dell'esilio d’Adamo.

Ognuno di noi, nella vita, deve confrontarsi con questa doppia distruzione, con una doppia caduta (fisica e spirituale, morale e umana), con un doppio nascondersi di Dio.

Dice un verso del Deuteronomio (31,18):"poiché in quel giorno nasconderò doppiamente il Mio volto".
Si tratta di una doppia crisi, sia a livello di vita pratica che di fede interiore, un'iniziazione, attraverso cui dobbiamo passare se vogliamo il merito di ritrovare la strada. Se, dopo l ’esperienza ripetuta della sofferenza e dell'esilio, la nostra fede rimane intatta, e il nostro desiderio di Dio e della verit à rimane incrollabile, allora ci viene mostrato l'Albero della Vita. Analogamente, subito dopo la distruzione del secondo Tempio, lo Zohar (Libro dello Splendore) fu rivelato al mondo, e con esso venne data la descrizione dell'Albero della Vita. La strada era ritrovata, la via si era riaperta per tutti i ricercatori di Dio nella verità.
Le spade dei Cherubini si trasformano in due coppie di ali incrociate in alto, e insieme definiscono l'arco posto al di sopra del portale d'entrata al giardino dell'Eden: la Cinquantesima Porta della Conoscenza, "la Porta del Signore, attraverso la quale vengono i giusti". Essi diventano così i Cherubini che sovrastavano l'Arca dell'Alleanza, l'uno con un volto maschile, l'altro col volto femminile.

Come detto, l ’Albero della Vita è il progetto seguito da Dio per creare il mondo.
Le Sefirot sono l'origine d’interi settori dell'esistenza, sia nel mondo fisico sia in quello psicologico, come pure in quello spirituale.
Un esempio di ciò, nel mondo fisico, ci viene dalla struttura stessa del sistema solare.

Al suo centro c'è il Sole, che rappresenta la Sefirà chiamata Keter o "Corona", la piu'alta dell'Albero, dalla quale proviene la luce che riempie e vitalizza tutte le altre.

I nove pianeti che gli girano intorno rappresentano le altre nove Sefirot, secondo una semplice corrispondenza lineare, da Mercurio - Chokhmà a Plutone - Malkhut.
Nello studiare le caratteristiche di ciascuna di esse è possibile vedere emergere un’inequivocabile similitudine con i tratti astronomici e astrologici posseduti dal pianeta corrispondente. Si noti come la struttura dell'Albero già contenesse posto per i tre pianeti più lontani dal Sole, scoperti solo di recente. Nel caso in cui la scienza rivelasse l'esistenza di un altro pianeta, come alcuni calcoli e ricerche fanno ritenere probabile, esso si collocherà al posto dell'undicesima Sefirà, chiamata Da'at o "Conoscenza", una misteriosa Sefirà che pur avendo un ruolo importantissimo nell'Albero non è tuttavia contata solitamente insieme con le altre.

Nel piano psicologico, le dieci Sefirot sono dieci stati della psiche umana.

Il più alto, la Corona, è la condizione, peraltro raramente sperimentata, di totale trasfigurazione nel trascendente. Vi sono poi due tipi diversi di conoscenza intellettuale, corrispondenti alla percezione separata dei due emisferi cerebrali: la prima pi ù artistica e intuitiva, la seconda più logica e razionale. Basterebbe questo dato a confermare l'estrema modernità e scientificità della Cabalà. Altre forme di misticismo prestano più il fianco alle critiche dei razionalisti e degli scettici, che le accusano d’essere vaghe, confuse e arcaiche, frutto d’esperienze e visioni soggettive, in ogni modo contrarie alle verità scientifiche.

La Cabalà ha invece anticipato di secoli alcune tra le più importanti scoperte della scienza.
Ad esempio, lo Zohar prima, e la dottrina sviluppata dall'Arizal dopo, contengono un'accurata descrizione dei due modi separati di conoscenza presenti nel cervello umano, identificati esattamente l'uno con il cervello destro e l'altro con quello sinistro.
Dopo le prime tre Sefirot vi sono sei stati emotivi della psiche, tre più intimi e tre più rivelati, più vicini all'esperienza fisica. Tutti e sei sono generati dall'opposizione fondamentale tra Chesed (Amore) e Ghevurà (Forza), comprensibili anche come attrazione e repulsione. Infine l'ultima Sefirà, Malkhut (Regno), corrisponde ad uno stato psicologico rivolto soprattutto alle contingenze del mondo fisico e alle suenecessità.

Nel piano più spirituale le dieci Sefirot diventano le "Dieci Potenze dell'Anima", dieci luci o sorgenti d ’energia, che aiutano costantemente la crescita di coloro che sanno connettersi con esse, nel loro cammino di ritorno all'Albero della Vita........"

Tratto dalla rete